Il ritorno dei tram nelle città italiane
Ambiente

Il ritorno dei tram nelle città italiane: una strategia che fa bene alla mobilità urbana

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Con 250 km di nuove linee in arrivo e 5,4 miliardi di euro di investimenti, il tram si riconferma protagonista della transizione ecologica nelle città italiane. Ma Legambiente lancia l’allarme: “Servono fondi strutturali o perderemo il treno del futuro”

In un’Italia che cerca risposte concrete alla crisi climatica e al caos della mobilità urbana, torna a farsi sentire il suono dei tram. E non è solo nostalgia: si tratta di una rivoluzione silenziosa ma concreta. Secondo il dossier Il tram che fa bene allo spazio urbano presentato il 15 aprile da Legambiente a Roma, sono ben 250 i km di nuove linee tramviarie in fase di realizzazione, pari a un incremento del 63% rispetto a quelle attualmente in esercizio.

Il valore complessivo dell’investimento sfiora i 5,4 miliardi di euro, una cifra significativa ma contenuta se confrontata, ad esempio, con i 15 miliardi stimati per la costruzione di soli 3 km del Ponte sullo Stretto.

Le città coinvolte sono numerose e decise a cambiare passo: Bologna, Padova, Firenze, Roma, Palermo, Bergamo, Milano, Napoli, Cagliari, Brescia e Sassari stanno lavorando a progetti ambiziosi, in gran parte finanziati grazie ai fondi del PNRR. Solo Roma, ad esempio, punta su quattro nuove linee per un totale di 34,2 km, tra cui la strategica tranvia Termini-Vaticano-Aurelio, che attraverserà il cuore della Capitale collegando snodi vitali come Piazza Venezia, Via Nazionale e Corso Vittorio.

Firenze e Padova guidano il cambiamento con numeri da record

E se i numeri parlano chiaro, i dati sull’utilizzo rafforzano il messaggio: Firenze ha registrato nel 2024 oltre 39 milioni di passeggeri sui tram, con un aumento dell’11,8% rispetto all’anno precedente. A Padova, un quarto degli spostamenti su trasporto pubblico locale avviene tramite tram, con la linea Sir1 che trasporta quotidianamente 33.000 persone.

Legambiente: “Serve un rifinanziamento urgente del Fondo nazionale per il TRM

Nonostante i dati favorevoli, Legambiente avverte: i fondi attualmente disponibili non bastano a garantire la continuità di questa transizione. La Legge di Bilancio 2024 non ha stanziato alcuna risorsa per il trasporto rapido di massa, segnando una pericolosa battuta d’arresto dopo anni di avanzamenti. “O si accelera con investimenti strutturali e continui – afferma Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – oppure l’Italia rischia di perdere un’occasione storica per colmare il gap infrastrutturale che penalizza cittadini, ambiente ed economia”.

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Il confronto con il resto d’Europa è impietoso: l’Italia conta appena 397,4 km di linee tranviarie, contro gli 878,2 della Francia e i 2.044,5 km della Germania. Una distanza che si riflette anche nella qualità della vita urbana, nella congestione del traffico e nei livelli di inquinamento atmosferico.

I benefici della mobilità via tram

Secondo il dossier, la vera forza del tram sta nell’equilibrio perfetto tra efficienza, sostenibilità ambientale e adattabilità urbana. È un mezzo economico, veloce da realizzare e capace di generare impatti positivi diffusi, non solo sulla mobilità ma anche sulla riqualificazione degli spazi pubblici. Esperienze come quelle di Firenze e Padova dimostrano che, superata l’iniziale diffidenza, i cittadini non solo accettano il tram, ma lo apprezzano per i benefici tangibili che porta nella loro quotidianità.

Anche Roma, con la sua rete storicamente sottodimensionata, è pronta a invertire la rotta. Ma, come sottolinea Roberto Scacchi, responsabile mobilità di Legambiente, “bloccare ora i fondi per il TRM sarebbe sconsiderato. I progetti su viale Togliatti, Via Tiburtina e il collegamento Termini-Tor Vergata devono partire subito. E la TVA può davvero ridisegnare il centro della città”.

Il ritorno del tram in Italia non è solo una questione di trasporto, ma di visione urbana. Significa dare spazio alla collettività, ridurre la dipendenza dall’auto privata, migliorare la qualità dell’aria e costruire città più vivibili, accessibili e sostenibili. Una sfida che l’Italia può ancora vincere, ma solo se saprà trasformare questa “primavera silenziosa” in una stagione stabile e duratura.

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