La riforma del Codice Penale è legge: quali sono i reali cambiamenti per la tutela degli animali?
È stata approvata la nuova legge contro il maltrattamento degli animali, un passo atteso da anni da attivisti, associazioni e cittadini sensibili ai diritti degli esseri viventi più indifesi.
Nonostante alcune novità positive, la LAV (Lega Anti Vivisezione) esprime però un sentimento misto di soddisfazione e amarezza: la riforma, infatti, non prevede pene realmente più efficaci per chi maltratta gli animali, lasciando aperte criticità importanti in termini di giustizia, prevenzione e deterrenza.
Cosa leggerai nell'articolo:
- LAV: “La legge approvata rappresenta un passo avanti, ma non basta”
- Cosa cambia con riforma sul maltrattamento degli animali: gli aspetti positivi
- Le criticità: pene ancora troppo leggere e deroghe inaccettabili
- Deroghe pericolose e contrasto con le leggi regionali
- Rischio per la tracciabilità dei cuccioli: un passo indietro
- Cosa chiede la LAV al Governo
LAV: “La legge approvata rappresenta un passo avanti, ma non basta”
Secondo la LAV, la riforma approvata non è all’altezza delle aspettative, nonostante l’impegno dell’associazione che da oltre 20 anni collabora con la magistratura e le forze dell’ordine per contrastare i reati contro gli animali.
“Salutiamo con favore alcuni avanzamenti rispetto alla normativa vigente – ha dichiarato Ilaria Innocenti, dell’Ufficio rapporti istituzionali della LAV – Tra i principali aspetti positivi segnaliamo la previsione della pena pecuniaria congiunta a quella detentiva sia per il reato di uccisione che per quello di maltrattamento, alcune aggravanti, così come la disposizione che consente di punire più severamente la morte dell’animale a seguito della somministrazione di stupefacenti e altre sostanze vietate. Sicuramente un passo avanti rispetto al passato”.
Cosa cambia con riforma sul maltrattamento degli animali: gli aspetti positivi
Tra i punti migliorativi del testo normativo, LAV sottolinea:
- Affidamento diretto degli animali sequestrati alle associazioni animaliste prima della sentenza definitiva.
- Estensione della tutela anche ai cuccioli nati nel periodo tra sequestro e confisca.
- Introduzione del divieto di uccisione o alienazione di animali da allevamento durante le indagini, anche in assenza di sequestro.
- Modifiche alla legge sul traffico di cuccioli (Legge 201/2010) che rendono più semplice contestare il reato. Sarà sufficiente l’assenza di microchip, passaporto o certificazione sanitaria.
Le criticità: pene ancora troppo leggere e deroghe inaccettabili
Secondo LAV, i limiti della riforma sono gravi e numerosi. Le pene restano minime, sproporzionate rispetto alla gravità dei reati. Esemplari come il caso del cane Aron, bruciato vivo, o del gatto Grey, lanciato in una fontana ghiacciata, sono destinati a non ricevere giustizia adeguata, vista la possibilità che i responsabili continuino a beneficiare di trattamenti di favore.
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“Non possiamo non sottolineare che tra gli aspetti negativi, c’è la possibilità di derogare al generale divieto di detenzione di cani e gatti alla catena o con altro strumento similare purché non ne impedisca il movimento. Un vero paradosso visto che la legge vuole contrastare il maltrattamento contro gli animali” – ha dichiarato ancora la Innocenti.
Deroghe pericolose e contrasto con le leggi regionali
L’articolo che permette la detenzione alla catena, anche se solo in determinate condizioni, entra in conflitto con normative regionali più restrittive già in vigore in Calabria, Campania, Marche, Umbria e in altre regioni italiane. Fortunatamente, sottolinea la LAV, le leggi regionali più severe non decadono grazie al principio di competenza concorrente tra Stato e Regioni in materia di sanità animale.
Rischio per la tracciabilità dei cuccioli: un passo indietro
“Questa modifica mina alle fondamenta il contrasto al traffico di cuccioli che un altro Governo, anch’esso di centro destra, anni fa aveva realizzato con determinazione introducendo uno specifico reato che punisce i trafficanti di cani e gatti. Il microchip, infatti, potrà essere inoculato anche oltre i due mesi con grave pregiudizio per la tracciabilità di cuccioli dall’origine incerta e della sorte degli animali invenduti” – ha puntualizzato la Innocenti.
Cosa chiede la LAV al Governo
La LAV annuncia che continuerà la sua battaglia nei tribunali e nelle istituzioni, chiedendo al prossimo Governo e Parlamento di colmare le lacune normative e rafforzare la tutela degli animali, come richiesto anche dall’articolo 9 della Costituzione italiana, modificato nel 2022 per includere la protezione degli animali.
“Tuttavia, dobbiamo prendere atto – ha aggiunto Roberta Poscente, dell’Ufficio legale LAV – di come queste positive disposizioni non siano state espressamente estese, come da noi richiesto, anche al reato previsto dall’articolo 727 del Codice penale, cosa che invece la Magistratura italiana ha sempre fatto e potrà e dovrà comunque continuare a fare secondo gli orientamenti giurisprudenziali in materia”.
La nuova legge contro il maltrattamento animale rappresenta un punto di partenza, non un traguardo. Alcuni miglioramenti sono evidenti, ma le carenze in termini di pene, prevenzione e applicazione concreta lasciano l’amaro in bocca a chi da anni si batte per una giustizia più severa contro chi fa del male agli animali. La LAV continuerà a vigilare e a chiedere con forza nuove riforme a favore di chi non ha voce.

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