Dal caos al metodo: strategie per gestire progetti nei contesti fluidi
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Dal caos al metodo: strategie per gestire progetti nei contesti fluidi

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Le organizzazioni creative e del terzo settore cercano nuovi modelli per affrontare l’instabilità e mantenere efficienza, flessibilità e coerenza operativa anche in ambienti ad alta variabilità. Quali approcci funzionano con maggiore efficienza?

Nel mondo contemporaneo, caratterizzato da rapide trasformazioni tecnologiche, crisi globali ricorrenti e contesti sociali sempre più imprevedibili, la gestione dei progetti richiede modelli capaci di adattarsi al cambiamento continuo. Il quadro è particolarmente vero per i settori creativi e per il mondo del no-profit, in cui la fluidità degli obiettivi e la scarsità delle risorse impongono soluzioni gestionali flessibili, ma strutturate. In questo scenario, approcci come l’Agile, il Kanban e l’Hybrid Project Management si stanno consolidando come strumenti chiave per trasformare l’instabilità operativa in metodo strutturato.

Agile Project Management: flessibilità responsabile

L’Agile Project Management nasce originariamente nel mondo dello sviluppo software, ma negli ultimi anni ha trovato applicazione anche in ambiti meno tecnici, come le industrie culturali e il non-profit. Questo approccio, fondato sulla suddivisione del lavoro in cicli brevi (sprint), permette di adattare rapidamente le attività alle esigenze mutevoli dei beneficiari, degli stakeholder o dei mercati.

Secondo il 14th Annual State of Agile Report (Digital.ai, 2020), il 95% delle organizzazioni che adottano metodologie agili ne riconoscono il valore nella gestione dei cambiamenti e nella riduzione dei rischi.

Nel contesto delle ONG o delle imprese sociali, in cui le priorità possono cambiare in funzione di eventi esterni – emergenze umanitarie, modifiche normative, donazioni impreviste – l’Agile consente una governance più dinamica, mantenendo nel contempo trasparenza e responsabilità collettiva.

Kanban: visualizzare per semplificare

Il metodo Kanban, di origine giapponese, si basa su un sistema visuale che consente di monitorare il flusso di lavoro in tempo reale. L’adozione di board digitali come Trello, Asana o Jira permette a team eterogenei e distribuiti geograficamente di collaborare in modo trasparente. Questa metodologia è particolarmente efficace nei contesti creativi, dove il lavoro è spesso iterativo, frammentato e soggetto a revisioni frequenti.

L’International Journal of Project Management (IJPM, 2023) evidenzia come l’uso del Kanban riduca il lead time medio del 27% nei progetti ad alta complessità. Il vantaggio non è solo operativo: la trasparenza del flusso di lavoro accresce il senso di partecipazione tra i membri del team, fondamentale in contesti dove la motivazione intrinseca è spesso il motore principale dell’impegno.

Hybrid Project Management: l’integrazione come risposta alla complessità

L’approccio ibrido al Project Management combina elementi di metodologie predittive (come il tradizionale modello a cascata) con elementi agili, al fine di adattarsi ai diversi stadi del progetto o alle esigenze specifiche degli stakeholder. Nei contesti del no-profit e delle organizzazioni culturali, in cui coesistono vincoli normativi rigidi e margini di creatività, l’Hybrid Project Management rappresenta una sintesi efficace.

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Un report di PMI (Project Management Institute, 2022) rileva che il 60% dei Project Manager nei settori non industriali utilizza modelli ibridi per bilanciare controllo e adattabilità. Questa modalità è particolarmente utile quando si gestiscono progetti finanziati da fondi pubblici, in cui la rendicontazione rigorosa deve coesistere con fasi operative più flessibili.

Flessibilità strutturata: la nuova competenza chiave

Non si tratta solo di strumenti disponibili, ma di un cambiamento culturale. Parlare di flessibilità strutturata significa costruire modelli in cui le regole siano sufficientemente elastiche da assorbire il cambiamento, risultando però stabili così da garantire coerenza strategica. Nei settori ad alto tasso creativo o a forte impatto sociale, la sfida è duplice: proteggere la visione e i valori originari del progetto, mantenendo la capacità di evolversi in risposta a un ambiente incerto.

In questa ottica, la figura del Project Manager assume un ruolo sempre più cruciale: non solo facilitatore dei processi, ma anche mediatore tra innovazione e rigore. La capacità di leggere il contesto, adottare strumenti adattivi e guidare team trasversali diventa essenziale per garantire il successo dei progetti nel lungo periodo.

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