Danni fisici e cognitivi della malaria
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L’ombra della malaria: affaticamento cronico, danni cognitivi e risvolti genetici

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La malaria può lasciare segni persistenti nei sopravvissuti, anche dopo la guarigione clinica

In vaste aree dell’Africa subsahariana la malaria da Plasmodium falciparum resta una minaccia sanitaria endemica. Sebbene il trattamento rapido riduca mortalità e sintomi acuti, diverse ricerche documentano effetti a lungo termine sulla salute fisica, cognitiva e psicologica, anche in individui clinicamente guariti.

Anemia e affaticamento cronico

L’elevata prevalenza di anemia tra bambini e donne in gravidanza — oltre il 50 % in molte zone — è associata in parte a infezioni ripetute da P. falciparum. In Malawi, ad esempio, si stima che fino al 15 % dei casi di anemia nei bambini sia attribuibile alla malaria . L’anemia riduce l’ossigenazione tissutale e contribuisce a sensazioni croniche di stanchezza, debolezza e ridotta capacità lavorativa.

Esaurimento immunologico da esposizione cronica

Studi condotti in Kenya hanno rivelato che l’esposizione ripetuta alla P. falciparum comporta l’espansione di linfociti “esauriti” (exhausted T‑cell e atypical memory B‑cell), con ridotta risposta immunitaria e maggiore vulnerabilità a nuove infezioni o altre malattie.

Questo stato di tolleranza immunitaria può trasformarsi in debolezza generale, affaticamento e rallentamento delle reazioni immunitarie protettive.

Esiti neurologici e cognitivi della malaria

Nei bambini

Nei casi di malaria cerebrale, il 35‑50 % dei sopravvissuti sviluppa sequele neurologiche persistenti come disturbi cognitivi, motori, epilettici o di coordinazione, effetti che restano anche anno dopo l’infezione.

Una metanalisi ha evidenziato compromissioni durevoli della memoria, dell’attenzione e del linguaggio fino a due anni dopo l’episodio acuto. Tali difficoltà si traducono in pesanti ostacoli nell’apprendimento scolastico, soprattutto in matematica e nella lettura, oltre che nella performance accademica complessiva.

Negli adulti

Studi recenti hanno usato tecniche di risonanza magnetica per identificare anomalie cerebrali anche in pazienti adulti senza coma o sintomi neurologici evidenti durante l’infezione. Questo coinvolgimento cerebrale suggerisce potenziali effetti neurologici latenti che richiedono ulteriori approfondimenti.

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Affaticamento e benessere mentale

Pazienti e comunità descrivono di frequente un affaticamento persistente, dolori muscolari e articolari, oltre a disturbi psichici quali ansia, depressione e sintomi post-traumatici legati all’esperienza della malattia grave.

Questi sintomi, combinati con anemia e deficit socio-cognitivi, possono compromettere la capacità di svolgere attività quotidiane o lavorative con piena efficienza.

Interpretazione critica e contesto strutturale

Questi dati scientifici – medici, immunologici, neurologici e sociologici – ci mostrano che il persistere di uno stato di affaticamento nelle popolazioni esposte alla malaria non è una questione di “fisiologia etnica”, bensì il risultato di:

  • reiterate infezioni e anemia cronica
  • esaurimento immunitario
  • conseguenze neurologiche, anche subcliniche
  • sviluppo cognitivo compromesso nei bambini nei contesti di povertà, malnutrizione e limitato accesso ai servizi sanitari.

Le condizioni sociali e politiche — come le scarse infrastrutture sanitarie, malnutrizione nutritiva e la povertà economica — amplificano la persistenza dei danni.

Box di approfondimento – Le conseguenze della malaria si trasmettono geneticamente?

Le conseguenze dirette della malaria (cioè i danni causati dall’infezione da Plasmodium) non sono trasmesse geneticamente nel senso classico del termine, perché la malaria è una malattia infettiva, non ereditaria. Tuttavia, ci sono alcune importanti implicazioni genetiche e epigenetiche da considerare.

Adattamenti genetici alla malaria

In molte popolazioni esposte per generazioni alla malaria, si sono evoluti adattamenti genetici protettivi, che si trasmettono per via ereditaria.

Esempi noti includono:

  • Anemia falciforme (HbS). Chi ha un solo allele falcemico (eterozigote) ha maggiore resistenza alla malaria grave. Tuttavia, chi ne eredita due (omozigote) sviluppa l’anemia falciforme, una patologia ematologica cronica.
  • Deficit di G6PD (Glucosio-6-fosfato deidrogenasi). Protegge parzialmente dalla malaria, ma comporta vulnerabilità a stress ossidativi e alcuni farmaci.
  • Talassemie. Alcune forme leggere sono più comuni nelle regioni malariche e sembrano offrire una protezione parziale contro la malaria.

Questi tratti genetici non sono causati dalla malaria, ma sono stati selezionati naturalmente in popolazioni esposte alla malattia, perché conferivano un vantaggio di sopravvivenza.

Effetti epigenetici potenzialmente ereditabili

Alcuni studi recenti (ancora in fase sperimentale) suggeriscono che l’infezione da malaria in gravidanza o in età precoce possa indurre modifiche epigenetiche — cambiamenti nella regolazione genica senza alterare la sequenza del DNA. Alcuni di questi cambiamenti potrebbero influenzare lo sviluppo immunitario o neurologico della progenie.

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La malaria materna in gravidanza, ad esempio, è associata a basso peso alla nascita, ritardi dello sviluppo e maggiore vulnerabilità a infezioni nel neonato (WHO, 2022).

Conseguenze socio-sanitarie trasmesse intergenerazionalmente

Seppur non genetiche, le conseguenze sociali ed economiche della malaria — come povertà, malnutrizione, disabilità cognitive — si trasmettono di fatto da una generazione all’altra, perpetuando cicli di svantaggio. Questo fenomeno è chiamato trasmissione intergenerazionale della vulnerabilità.

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