Il ritorno alla manualità può diventare un antidoto alla frenesia moderna e un modo per riscoprire sé stessi
Negli ultimi decenni, in Italia come in gran parte d’Europa, la cultura del fai da te ha subito un ridimensionamento. Se un tempo imbiancare casa, riparare un mobile, coltivare l’orto o cucire erano attività ordinarie, oggi sempre più persone scelgono di delegare questi piccoli gesti quotidiani a professionisti o di abbandonarli del tutto. Il mercato propone tutt’oggi prodotti per cimentarsi con il bricolage, ma il target resta spesso ristretto a una nicchia di appassionati, mentre la maggioranza sembra preferire comodità, immediatezza.
Un cambiamento specchio della società
Questa trasformazione non riguarda solo l’economia domestica, ma riflette un cambiamento più profondo nel nostro stile di vita. L’Italia, come rivelano le ultime ricerche dell’Istat e dell’OMS, sta vivendo un incremento allarmante di disturbi legati all’ansia e alla depressione. Nel 2023, il 19% degli italiani dichiarava di soffrire di sintomi ansiosi o depressivi, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Un altro dato inquietante arriva dall’Eurostat: oltre il 40% dei cittadini europei tra i 18 e i 34 anni afferma di sentirsi solo “spesso o sempre”.
L’illusione del digitale
A ben vedere, questo progressivo ritiro dalla manualità e dalla creatività è parallelo a un altro fenomeno: l’iperconnessione digitale. Sempre più persone, invece di trovare conforto in attività concrete e relazionali, cercano rifugio in uno schermo. Social network, videogiochi, serie infinite: un universo che promette evasione, ma che spesso finisce per alimentare isolamento, confronto tossico e senso di vuoto.
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La cura nelle piccole cose
Eppure, la risposta potrebbe trovarsi proprio nel recupero di quei gesti semplici e antichi che ci legano alla realtà. Imbiancare una stanza, costruire un mobile, far crescere un seme o cucinare qualcosa con le proprie mani non sono semplici passatempi: sono strumenti di cura.
La Psicologia lo conferma. Diverse ricerche mostrano che le attività manuali riducono i livelli di stress e stimolano il rilascio di dopamina, l’ormone del benessere. In un mondo che vede crescere la distanza sociale e i disturbi legati alla solitudine incrementano vertiginosamente, mettersi in gioco con le mani è una scelta di salute.
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Non si tratta di un tuffo nostalgico nel passato, ma di un richiamo a reimpossessarsi della vita concreta. Sostituire, almeno in parte, la gratificazione virtuale, immediata ma illusoria, con la soddisfazione reale. Perché nessun like potrà mai restituire la pace che nasce dal realizzare con le proprie mani o la spensieratezza che si prova a condividere un hobby con qualcuno.
La sfida che accomuna molti occidentali è proprio questa: non lasciare che sia il digitale a inghiottire le proprie pene, ma imparare ad affrontarle nel mondo reale, a contatto con le persone, con la natura, con le proprie mani. Una rivoluzione contro l’apatia.

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