Dalle officine della Lambretta ai festival creativi: il quartiere di Lambrate si trasforma e reinventa la propria identità
Lambrate è uno di quei quartieri che raccontano, meglio di altri, la capacità di Milano di reinventarsi. Un tempo borgo agricolo, poi centro nevralgico dell’industria meneghina, oggi è conosciuto come laboratorio creativo, polo culturale e crocevia di sperimentazione.
La sua storia è il riflesso dei mutamenti della città: dai capannoni della Innocenti, che negli anni Trenta diedero i natali alla celebre Lambretta e successivamente alle piccole auto Mini, fino al loro definitivo abbandono nel 1993, passando per la lenta trasformazione urbana degli ultimi decenni.
Con la crisi del settore industriale, negli anni Settanta e Ottanta, molti stabilimenti hanno chiuso i battenti o si sono trasferiti altrove, lasciando dietro di sé ampi spazi vuoti e un tessuto urbano da ripensare.
Nel 1997 il Comune ha lanciato il Piano di Riqualificazione Urbana Rubattino, che ha aperto una nuova stagione. Sono nati insediamenti residenziali, spazi pedonali alberati e soprattutto il Parco della Lambretta, un polmone verde di 56 mila metri quadrati con laghetto, aree gioco e piste ciclabili, costruito proprio sui terreni della ex Innocenti. È stato l’inizio di una nuova identità.
Il quartiere si reinventa
La svolta è giunta con il nuovo millennio, quando Lambrate ha iniziato a farsi riconoscere come quartiere creativo. I vecchi capannoni industriali si sono riempiti di studi di architettura, gallerie, coworking e spazi per eventi culturali. In pochi anni, la zona ha acquisito fama come la “Nuova Brooklyn italiana”, simbolo di un fermento capace di coniugare sperimentazione e identità locale.
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Il momento di massima visibilità si è raggiunto con la Milano Design Week: dal 2010 il quartiere di Lambrate è divenuto uno dei poli più innovativi del Fuorisalone. Le strade di Via Ventura e Via Massimiano si sono trasformate in un’esposizione a cielo aperto con installazioni, workshop e mostre dedicate a giovani designer. Lo spazio Din-Design In, in particolare, è diventato un punto di riferimento per la creatività internazionale, con un’attenzione speciale a sostenibilità e innovazione.
La crescita è stata rapida: dai 30 mila visitatori del 2010 si è superata quota 100 mila nel 2019, con oltre 13 mila metri quadrati di spazi espositivi. Per quasi dieci anni, Lambrate ha rappresentato l’anima più sperimentale della settimana del design milanese, tanto da essere riconosciuto ufficialmente dal Comune come uno dei distretti più vivaci della città.
L’addio al Fuorisalone e la resilienza
Il ciclo, però, non poteva durare all’infinito. La pandemia, le difficoltà organizzative e i mutamenti del panorama espositivo hanno portato alla chiusura del Fuorisalone di Lambrate: l’ultima edizione risale al 2019, e nel 2022 il distretto ha ufficialmente interrotto le attività legate alla Design Week. Una fine che per molti ha rappresentato la perdita di un simbolo della rinascita urbana milanese.
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Ma Lambrate non ha mai smesso di respirare creatività. Al contrario, nuove realtà culturali hanno raccolto l’eredità di quegli anni. L’associazione Made in Lambrate promuove oggi eventi e iniziative che animano il quartiere tutto l’anno: dal Festival di Urban Knitting Yarn Bombing alle serate nell’Arena Milano Est, passando per mostre artigianali e installazioni diffuse. Una vitalità che mantiene il quartiere in dialogo costante con l’innovazione e la contemporaneità.
Nel frattempo, la trasformazione urbana continua: accanto alle iniziative culturali, prendono forma grandi progetti come la Magnifica Fabbrica, il futuro complesso che ospiterà i laboratori e i depositi del Teatro alla Scala all’interno del Parco della Lambretta, e l’hub logistico last-mile sviluppato da Hines e Allianz. Segni di un quartiere che non si accontenta di vivere di ricordi, ma cerca di disegnare un nuovo futuro.
Una storia di metamorfosi
Oggi Lambrate è un territorio che porta dentro di sé tutte le sue anime: quella agricola delle origini, quella operaia che ne ha segnato la modernità, quella creativa che l’ha proiettato sulla scena internazionale e quella resiliente che continua a reinventarsi. La chiusura del Fuorisalone non ha cancellato lo spirito del quartiere, che resta un laboratorio vivo, un luogo capace di trasformarsi senza perdere le proprie radici.
Lambrate non è più periferia: è un racconto urbano che continua a scriversi, anno dopo anno, con la stessa energia che un tempo animava le officine della Innocenti.

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