Quando i muratori parlavano per simboli: emblemi cosmici, allegorie e geometrie arcane sotto il guscio di rocce
Camminando sotto le volte slanciate di una cattedrale gotica, lo spettatore è generalmente rapito dalle altezze, dalla luce filtrata dalle vetrate e dall’eco mistica del silenzio. Ma scolpiti sui capitelli, nelle archivolti, nei trafori o nei gargoyles si celano tracce di una narrazione secondaria, un linguaggio che intreccia cosmologia, teologia e sapere tecnico medievale. Questi “messaggi nella pietra” non furono casuali: furono strumento deliberato di comunicazione, capace di parlare al fedele e al maestro muratore contemporaneamente.
Prima di tutto va detto che l’iconografia sacra presente nelle vetrate non è mai decorativa fine a sé stessa. Le scene bibliche sono inserite secondo schemi simbolici, con piante, animali e attributi riconoscibili che amplificano il senso teologico del racconto. Dietro queste immagini si cela un codice simbolico che rende la cattedrale una “Bibbia di luce”, in cui ogni raggio diventa parola divina.
Accanto all’immagine figurata troviamo le cosiddette “grottesche” o gargoyle, figure mostruose che sembrano fuori posto in uno spazio sacro. Queste figure esercitano una funzione doppia: da un lato, scacciare simbolicamente il male (come sentinelle della fede); dall’altro, suggerire al fedele che il sacro comprende anche l’ignoto e il mostruoso, incluse le zone oscure della condizione umana.
Geometria sacra e proporzioni codificate
Il messaggio più sottile è forse quello nascosto nelle proporzioni stesse della struttura. I maestri costruttori medievali utilizzarono moduli geometrici, rapporti semplici (triangoli, quadrati, pentagoni) e parametri numerici per dare armonia all’insieme. Questo “codice” non è stato inventato da esoteristi moderni, ma emerge spontaneamente da rilievi e analisi delle strutture gotiche.
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Un caso emblematico è la cattedrale di Beauvais: studi moderni basati su rilievi laser hanno confermato che il coro e l’abside obbediscono a divisioni misurate e relazioni numeriche che non possono essere spiegate come semplice casualità. Il rapporto tra larghezze e altezze corrisponde spesso a multipli del piede reale medievale, talvolta evocando numeri sacri (come il 144).
Il problema tuttavia non è dimostrare che ci sia una geometria consapevole — un fatto che è ormai accettato fra gli studiosi — ma capire fino a che punto quella geometria intendeva veicolare idee cosmologiche, numerologiche o metafisiche (ovvero un “codice” vero e proprio) e non soltanto modulare l’equilibrio strutturale.
Il “messaggio massonico”? Una lettura controversa
Alcuni autori moderni, interessati all’esoterismo, hanno avanzato l’idea che alcuni simboli gotici contengano riferimenti massonici o a dottrine ermetiche. Richard Cassaro, per esempio, ha sostenuto che su molte facciate gotiche ricorra un “Codice della Cattedrale” (Cathedral Code), con simboli ricorrenti che metterebbero in relazione la costruzione medievale con la massoneria e tradizioni sapienziali antiche.
Questa interpretazione è però controversa: la comunità accademica tende a chiedere rigore metodologico, rigore filologico e cautela nel ricondurre elementi gotici alla massoneria, un fenomeno in larga parte posteriore al Medioevo. È più probabile che le “coincidenze simboliche” siano il risultato di una tradizione intellettuale cristiana condivisa piuttosto che di un progetto “criptato” elitario.
Lettura stratificata: come interpretare il linguaggio della pietra
Il vero fascino del “codice delle cattedrali” sta nella sua stratificazione: uno spettatore medievale — non alfabetizzato nelle scritture — poteva “leggere” la cattedrale attraverso immagini simboliche, attraverso l’effetto della luce colorata, attraverso la verticalità che spinge lo sguardo verso il cielo. Il costruttore, d’altro canto, parlava un linguaggio di moduli e rapporti, scegliendo di incastonare in ogni pietra una traccia di significato.
Oggi, con strumenti come la scansione laser, storici e archeologi possono rileggere queste strutture con precisione e verificare se determinate “captatio geometrica” non siano semplici sovrapposizioni mentali, ma davvero intenzionali.
In definitiva, le cattedrali gotiche non sono solo monumenti di fede e tecnica, ma testi architettonici multistrato. Chi le visita oggi può sintonizzarsi su più frequenze: l’estasi visiva, la narrazione sacra e il sussurro delle geometrie nascoste. Il “codice” non è un enigma da risolvere una volta per tutte: è una porta d’ingresso verso una cultura che sapeva parlare sotto forma di pietra.

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