Anno da record per la Caretta caretta
Ambiente

Anno da record per la Caretta caretta: oltre 700 nidi censiti nel 2025

Tempo di lettura: 3 minuti

Un segnale di speranza e un richiamo urgente: il boom di nidificazioni della Caretta caretta sulle coste italiane richiede tutela e azione coordinata

Il 2025 segna un traguardo storico per la conservazione del mare italiano: la tartaruga marina Caretta caretta ha deposto oltre 700 nidi lungo le coste del Paese. Questo risultato segna un incremento di oltre il 60 % rispetto al 2023, quando i nidi censiti erano circa 443. Dopo un 2024 già positivo con 601 nidi, secondo quanto comunicato da Legambiente e da altri monitoraggi.

Tale aumento non è meramente numerico: indica che le nostre coste — da tradizione “luogo di balneazione” — stanno diventando anche un habitat sempre più favorevole per la riproduzione della specie marina.

Perché questo boom?

Il fenomeno è certamente frutto di una combinazione di fattori. In primo luogo, vanno riconosciuti gli enormi sforzi di monitoraggio, protezione e sensibilizzazione. Il progetto europeo LIFE Turtlenest, coordinato da Legambiente, ha giocato un ruolo chiave nel rintracciare, segnalare e mettere in sicurezza i nidi.

In secondo luogo, sono all’opera grandi cambiamenti ambientali: il riscaldamento delle acque del Mediterraneo e l’allungarsi della stagione favorevole possono aver contribuito all’espansione verso nord dell’areale di nidificazione.

Anche la crescente copertura mediatica e il coinvolgimento dei cittadini-volontari hanno fatto sì che le azioni locali di protezione abbiano preso maggiore efficacia, favorendo una riduzione degli impatti negativi sulle spiagge e una maggiore collaborazione tra istituzioni e comunità.

Una distribuzione sempre più ampia del fenomeno

Un aspetto particolarmente significativo del 2025 riguarda la diffusione territoriale delle deposizioni. Le regioni del Sud rimangono protagoniste — la Sicilia in testa con oltre 220 nidi, seguita dalla Calabria con circa 180 e dalla Campania con 114. Ma la novità più rilevante è l’espansione verso regioni del Centro-Nord, come la Toscana (37 nidi in forte crescita rispetto ai 24 del 2024) e perfino la Liguria, che ha registrato 11 nidi, un dato senza precedenti per quella Regione.

Questo allargamento dell’areale evidenzia che la Caretta caretta non è più confinata alle “classiche” spiagge meridionali, ma sta colonizzando anche nuovi tratti di costa, un segnale ecologico importante che testimonia la plasticità della specie e la necessità di adeguare la tutela anche in zone che prima non erano prioritarie.

Buone notizie, ma attenzione ai rischi

È indubbio che questi numeri siano motivo di soddisfazione: ogni nido è una speranza concreta per la specie. Tuttavia, non possiamo cantar vittoria senza la giusta consapevolezza.

Innanzitutto, il fatto che la Caretta caretta deponga non significa automaticamente che le tartarughine raggiungano l’età adulta: la mortalità tra gli esemplari giovani resta elevata, e l’habitat marino continua a essere minacciato da inquinamento, pesca accidentale, turismo intensivo e infrastrutture costiere.

L’intelligenza dei delfini: una panoramica

In secondo luogo, la collocazione di nidi su spiagge sempre più frequentate impone un’azione tempestiva: dal controllo della illuminazione notturna, alla regolazione del transito sulle spiagge, fino a una gestione attenta degli stabilimenti balneari e delle attività turistiche. Infatti, reportage internazionali segnalano come interventi estetici e infrastrutturali sulle spiagge rischino di compromettere i siti di deposizione.

In terzo luogo, l’allargamento territoriale pone nuove sfide organizzative: Regioni e Province che fino a poco tempo fa non dovevano gestire la nidificazione oggi sono coinvolte e questo richiede un coordinamento rafforzato.

Verso un rafforzamento della tutela costiera e interregionale

Alla luce di questo boom, emerge la necessità di consolidare e ampliare i piani di tutela costiera in Italia. È fondamentale che le amministrazioni regionali condividano protocolli, dati e risorse per affrontare il fenomeno in modo unitario e sinergico.

In particolare, servono:

  • Un monitoraggio tempestivo, 24/7 nelle fasi critiche di deposizione.
  • Un sistema di protezione fisica dei nidi (recinzioni, segnalazioni, zone interdette) nelle spiagge idonee.
  • Una formazione capillare degli operatori turistici, balneari e di servizio affinché collaborino alla salvaguardia della specie.
  • Incentivi per stabilimenti virtuosi che adottino comportamenti compatibili con la nidificazione.
  • Campagne di sensibilizzazione rivolte a bagnanti, residenti e visitatori, per promuovere rispetto e consapevolezza.

Parallelamente occorre integrare tale strategia con politiche marine: contrasto alla pesca accidentale, tutela delle correnti e degli habitat marini frequentati dai giovani esemplari, e riduzione dell’inquinamento luminoso e chimico.

Un segnale di speranza

Il record di oltre 700 nidi della Caretta caretta lungo le coste italiane nel 2025 rappresenta un vero e proprio segnale di speranza per la biodiversità del Mediterraneo. È il risultato di anni di impegno, monitoraggio, volontariato e sensibilizzazione, ma anche un effetto dell’evoluzione ambientale in atto.

Resta informato sull’ambiente

Tuttavia, come ogni successo, porta con sé nuove responsabilità: non basta accorgersi del fenomeno, bisogna attrezzarsi e agire. Le coste italiane sono diventate un “cantiere vivo” per la riproduzione di questa specie, e meritano di essere protette come tale. Se le istituzioni, gli operatori e i cittadini sapranno cogliere la sfida, potremo davvero pensare che quel “un uovo alla volta” rappresenti una leva concreta per un Mediterraneo più vivo, coeso e compatibile con la natura.

[Cover Image – Eco cruising, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *