Che cos’è la memoria DRAM
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Che cos’è la memoria DRAM: memoria ad accesso casuale

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Come opera la memoria DRAM, ossia la “RAM dinamica”, un pilastro cruciale dei sistemi informatici contemporanei

Quando parliamo di “RAM dinamica” (in inglese DRAM, acronimo di Dynamic Random-Access Memory), ci riferiamo a una tecnologia di memoria volatile — cioè che richiede alimentazione elettrica per conservare i dati — ampiamente utilizzata come memoria principale nei computer, nei server e in molti dispositivi elettronici.

La parola “dinamica” sta proprio a indicare un elemento essenziale del suo funzionamento: le cariche elettriche che rappresentano i bit tendono a dissiparsi col tempo, e quindi devono essere ricaricate periodicamente. Questo meccanismo di rinfresco (refresh) distingue la DRAM da memorie statiche (come la SRAM), che non richiedono tale operazione.

In termini più concreti, ogni bit nella DRAM è immagazzinato in una cella composta da un transistor e un condensatore (capacitore). Il condensatore può essere carico (stato “1”) o scarico (stato “0”), mentre il transistor funge da “interruttore” che permette di leggere o scrivere quel condensatore.

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La struttura interna della memoria DRAM è ordinata come una grande griglia (matrice) di righe e colonne. Grazie a linee orizzontali chiamate word lines e linee verticali chiamate bit lines, è possibile attivare una riga e leggere o scrivere su una colonna specifica. Durante la lettura, un circuito sensore (sense amplifier) misura la piccola carica residua nel condensatore e la amplifica per stabilire se il bit era “1” o “0”. Poiché la lettura consuma parte della carica presente, il dato “letto” viene ripristinato nel condensatore stesso: in DRAM la lettura è un’operazione distruttiva che viene seguita da un’operazione di ripristino.

Così, per mantenere l’integrità dei dati, l’intero spazio di memoria deve essere periodicamente attraversato da cicli di refresh che ricaricano le celle. Se non si completasse questo rinfresco, le cariche si disperderebbero e i dati andrebbero persi.

Origini storiche e prime realizzazioni

Per capire come siamo arrivati alla DRAM moderna, è utile fare qualche passo indietro nella storia della memoria elettronica.

Negli anni Sessanta, i ricercatori cercavano soluzioni che permettessero di superare i limiti delle memorie “statiche” e delle memorie a nucleo magnetico, che dominavano i sistemi dell’epoca. Nel 1966, lo scienziato Robert Dennard, presso il centro IBM Thomas J. Watson Research Center, ideò l’architettura moderna della DRAM a singolo transistor per cella, brevettata poi nel 1968.

Pochi anni dopo, nel 1970, Intel lanciò l’Intel 1103, il primo chip DRAM commerciale, che segnò il passaggio a una memoria più compatta ed economica rispetto alle tecnologie precedenti.

Grazie alla semplicità della cella (un transistor + un condensatore), la DRAM poteva offrire densità molto superiori rispetto alla SRAM, il che si traduceva in un costo per bit notevolmente inferiore. Questo evento è stato uno dei fattori chiave che ha decretato il successo della DRAM nei sistemi generalisti.

Nel corso dei decenni, l’evoluzione ha portato a versioni più sofisticate: dal DRAM basico si passò a versioni sincrone (SDRAM), poi a memorie a doppia velocità (DDR, DDR2, DDR3, DDR4, DDR5), capaci di trasmettere dati sia sul fronte di salita sia su quello di discesa del segnale di clock, migliorando la banda passante.

Meccanismi, organizzazione e tempistiche nella DRAM

Perché la DRAM funzioni, la memoria è organizzata gerarchicamente in livelli: moduli (tipicamente DIMM), chip, banche, righe e colonne. Un modulo DIMM contiene diversi chip DRAM, ognuno dei quali è diviso in banche che operano in parte indipendentemente.

Quando il processore (o il controller memoria) vuole accedere a un indirizzo, l’indirizzo viene scomposto in “riga + colonna”, e viene attivata la word line corrispondente, consentendo ai condensatori della riga di connettersi alle bit lines. A quel punto il sensore misura lo stato e il dato è letto. Dopo la lettura, la riga è precaricata (precharge) per prepararla al prossimo accesso o al refresh.

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I tempi di funzionamento non sono banali: esistono parametri come tRAS, tCAS, tRCD, tRP che definiscono i ritardi e i cicli minimi tra le varie operazioni (accesso, precharge, refresh). Questi ritardi influenzano la latenza e le prestazioni complessive della memoria.

Un particolare aspetto interessante è che l’indirizzo delle righe e delle colonne spesso condivide gli stessi pin, per ridurre il numero di piedini del chip (address multiplexing). Per distinguere se il valore applicato all’indirizzo riguarda la riga o la colonna, si utilizzano segnali specifici come RAS (Row Address Strobe) e CAS (Column Address Strobe).

Il refresh può avvenire in modo distribuito su righe o pagine, spesso orchestrato dal controller della memoria. Ogni riga di memoria deve essere rinfrescata entro un intervallo massimo stabilito (di solito nell’ordine di decine o centinaia di millisecondi).

Vantaggi, limiti e sfide moderne</h2,>

La DRAM offre due grandi vantaggi: densità e costi contenuti. Questi attributi l’hanno resa la tecnologia dominante per la memoria principale nei sistemi di calcolo.

Tuttavia, questi vantaggi non sono esenti da limiti. La necessità del refresh comporta un consumo energetico extra, e ad alti livelli di integrazione — con bit sempre più piccoli — diventa più difficile garantire la stabilità delle cariche. Inoltre, la latenza intrinseca di ripristino e i tempi minimi tra operazioni limitano la velocità.

Negli ultimi anni è emerso un fenomeno importante: il RowHammer, che consiste nel danneggiamento o nell’alterazione dell’informazione in righe contigue quando una riga viene attivamente e ripetutamente letta. Questo exploit hardware-relato ha attratto grande attenzione sia in ambito di sicurezza che di progettazione memoria.

Allo stesso modo, la ricerca contemporanea esplora architetture come CLR-DRAM, che permettono di riconfigurare dinamicamente il trade-off capacità/latency, o nuove tecniche che tengono conto della variabilità dei dispositivi (VAR-DRAM) per ottimizzare consumi e prestazioni.

Esistono anche approcci sperimentali che tentano di eliminare del tutto il condensatore, sfruttando invece il “floating body” del transistor (esempi sono le memorie “1T-DRAM”, come A-RAM), per semplificare la cella nei processi a tecnologica molto ridotta (nodi nanometrici).

Applicazioni moderne: dai PC desktop al cloud e oltre

Oggi la DRAM è ovunque, ma assume ruoli diversi a seconda del contesto tecnologico. Nei PC e laptop, costituisce la memoria principale su cui il sistema operativo carica i programmi e i dati temporanei; nei server e data center, le architetture DDR5 e LPDDR5 offrono prestazioni elevate e un’efficienza energetica sempre più avanzata, per gestire i flussi di dati del cloud computing e dell’intelligenza artificiale.

Nei dispositivi mobili, come smartphone e tablet, si utilizzano versioni a basso consumo (LPDDR — Low Power DDR) capaci di mantenere un equilibrio tra autonomia e velocità, elemento cruciale per l’esperienza d’uso quotidiana.

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Anche nel campo dei supercomputer e del Machine Learning, la DRAM rimane insostituibile: le versioni HBM (High Bandwidth Memory), montate accanto ai chip grafici, consentono trasferimenti dati di altissima velocità riducendo la latenza.

Infine, in ambiti emergenti come il computing neuromorfico o i sistemi “in-memory”, la DRAM viene ripensata come componente attivo dei processi di calcolo, capace non solo di memorizzare ma anche di contribuire al processamento dei dati, aprendo scenari in cui la distinzione tra memoria e logica tende a dissolversi.

La DRAM nel panorama odierno

La DRAM rimane un elemento fondamentale nell’architettura dei sistemi digitali: dalla scrivania del PC ai grandi server in cloud, essa fornisce la memoria di lavoro ad alta densità e costo contenuto. Il suo funzionamento, basato su condensatori che richiedono rinfresco continuo, è insieme elegante e complesso, e ha richiesto decenni di perfezionamenti tecnologici.

Oggi, in un contesto in cui l’energia, la latenza e la sicurezza sono vincoli stringenti, la DRAM continua a evolvere: con nuove architetture, mitigazioni per problemi come RowHammer e tecniche adattive di gestione. Rimane centrale per la storia e l’evoluzione dell’informatica, e continuerà probabilmente a essere protagonista nelle memorie del futuro prossimo.

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