Una rara condizione genetica priva chi ne è affetto della percezione cromatica, imponendo sfide quotidiane e psicologiche spesso poco comprese. L’acromatopsia colpisce una persona su 30.000, incidendo profondamente sulla qualità della vita
L’acromatopsia è una malattia genetica rara caratterizzata dall’assenza totale della visione dei colori. Chi ne è affetto percepisce il mondo esclusivamente in toni di grigio, bianco e nero. Questa condizione, nota anche come cecità cromatica congenita, comporta una serie di difficoltà visive, tra cui fotofobia (estrema sensibilità alla luce), nistagmo (movimenti oculari involontari) e una ridotta acuità visiva. L’impatto sulla quotidianità è profondo, ma spesso ignorato o sottovalutato dal punto di vista clinico e sociale.
Cosa leggerai nell'articolo:
Cos’è l’acromatopsia e quali sono le sue cause
L’acromatopsia è una patologia retinica ereditaria, trasmessa solitamente in modalità autosomica recessiva. È causata da mutazioni nei geni coinvolti nella funzione dei coni retinici – le cellule deputate alla percezione dei colori.
I geni maggiormente implicati sono il CNGA3, il CNGB3, il GNAT2, il PDE6C e il PDE6H. Secondo dati pubblicati dal National Eye Institute (NEI), la forma più comune è legata a mutazioni in CNGB3, responsabile di circa il 50% dei casi.
Questa alterazione genetica comporta una disfunzione completa o parziale dei coni, lasciando attivi solo i bastoncelli, le cellule sensibili al bianco e nero e alla visione in condizioni di scarsa luminosità.
Sintomi e diagnosi
I principali sintomi includono:
- Assenza di percezione dei colori
- Fotofobia intensa
- Nistagmo congenito
- Acuità visiva ridotta (spesso tra 1/10 e 3/10)
La diagnosi avviene attraverso esami oculistici specialistici: test elettrofisiologici (ERG), test genetici e imaging retinico ad alta definizione. L’esame del fondo oculare spesso risulta normale, rendendo necessaria un’indagine approfondita.
Le sfide della vita quotidiana
Vivere senza colori non significa soltanto “vedere in bianco e nero”. Le difficoltà si manifestano anche nelle scelte più comuni: distinguere i semafori, leggere testi con contrasti cromatici, riconoscere indumenti o oggetti in base al colore. I pazienti riferiscono spesso senso di isolamento e frustrazione, soprattutto in età scolare.
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La fotofobia può essere inoltre così intensa da costringere i soggetti a evitare ambienti fortemente illuminati o a indossare occhiali filtranti specifici anche in interni.
Trattamenti e prospettive future
Ad oggi non esiste una cura definitiva per l’acromatopsia. Sono però in corso sperimentazioni cliniche promettenti nell’ambito della terapia genica. Alcuni trial, come quelli condotti dal National Institutes of Health (NIH) e dalla University of Pennsylvania, stanno esplorando l’introduzione di copie funzionanti dei geni mutati direttamente nella retina. I primi risultati hanno mostrato miglioramenti nella sensibilità alla luce e in alcuni casi nella percezione visiva, ma non ancora nel riconoscimento cromatico.
Nel frattempo, la gestione clinica si basa su dispositivi di ausilio visivo, filtri per la fotofobia e supporto psicologico.
L’impatto dell’acromatopsia non è solo sensoriale. Uno studio pubblicato sul British Journal of Ophthalmology ha evidenziato che molti pazienti sviluppano disagi emotivi legati alla percezione di “diversità” e alla difficoltà di integrazione. La consapevolezza e l’educazione inclusiva diventano fondamentali per favorire una migliore qualità della vita e per ridurre lo stigma sociale.

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