In Italia più di un adulto su tre presenta difficoltà permanenti nella comprensione, nell’uso e nell’organizzazione delle informazioni scritte oltre che nel compiere semplici operazioni aritmetiche. Questo fenomeno mina la partecipazione sociale, la produttività e la qualità della cittadinanza. I numeri, le cause e le possibili vie d’uscita
Il fenomeno dell’analfabetismo funzionale — ossia la la difficoltà di comprendere, interpretare e utilizzare in modo efficace testi, numeri e informazioni nella vita quotidiana — in Italia assume proporzioni tali da definirsi una vera emergenza educativa e sociale. Secondo l’ultima rilevazione del Organisation for Economic Co‑operation and Development (OCSE) all’interno del programma Programme for the International Assessment of Adult Competencies (PIAAC) relativa agli adulti tra i 16 e i 65 anni, in Italia il punteggio medio in “literacy” è pari a 245, sotto la media OCSE, con il 35% degli adulti collocati al livello 1 o inferiore (contro il 26% della media OCSE). In ambito “numeracy” il quadro è analogo: 244 punti in media e 35% degli adulti al livello 1 o inferiore.
Il fenomeno appare in crescita o almeno stabile su livelli elevati: un altro rapporto indica che il 37% dei 25-64enni presenta competenze di comprensione e scrittura testi al livello elementare o inferiore, contro una media OCSE del 27%.
Se consideriamo insieme literacy, numeracy e problem solving adattivo, circa il 26% degli adulti italiani ha ottenuto i due livelli più bassi in tutte e tre le aree.
Democratizzare la cultura: perché l’accesso conta quanto i contenuti
Questi numeri, oltre ad esporre un ritardo nazionale rispetto agli altri paesi OCSE, contengono anche aspetti territoriali e generazionali di forte disuguaglianza: le performance risultano peggiori nel Mezzogiorno, e tra fasce d’età più elevate.
In sintesi, non si tratta di analfabetismo “tradizionale” (cioè non saper leggere o scrivere): in Italia questo è ormai marginale. Ma si tratta di un analfabetismo funzionale, che compromette la capacità di operare nella società della conoscenza.
Le cause: implicazioni sociali, culturali ed educative
Per comprendere le radici dell’analfabetismo funzionale occorre considerare una serie di fattori interconnessi. In primo luogo, la scuola: pur avendo fatto progressi, il sistema italiano presenta ancora lacune significative nella promozione delle competenze complesse di lettura, scrittura, calcolo e ragionamento critico. La didattica in molti casi rimane centrata sulla trasmissione di contenuti e non sulla costruzione di abilità meta-cognitive che permettano di comprendere, valutare e agire sulle informazioni.
Anche le disuguaglianze socio-territoriali giocano un ruolo rilevante: aree caratterizzate da minori investimenti, maggiori tassi di abbandono scolastico, condizioni socio-economiche più fragili, sono quelle in cui si registra la performance più bassa.
In terzo luogo, il contesto adulto: una volta concluso il ciclo formativo, la mancanza di aggiornamento continuo, la debolezza della formazione permanente (“lifelong learning”) e l’esposizione insufficiente a contesti di lettura e scrittura consapevoli favoriscono il permanere del deficit.
L’accelerazione della digitalizzazione e della società della conoscenza richiede nel contempo competenze che vanno oltre la sola alfabetizzazione di base: la capacità di navigare, selezionare, valutare informazioni e testi complessi diventa fondamentale. Il mancato adeguamento a questa sfida amplifica il divario.
Le conseguenze: perché è urgente intervenire
L’analfabetismo funzionale non è solo un problema individuale. Ha ampie ripercussioni sociali, economiche e civiche. Sul piano lavorativo, una parte consistente della forza lavoro italiana fatica a operare in contesti che richiedono la lettura e l’interpretazione di testi, la partecipazione in processi organizzativi, l’uso di strumenti digitali e la risoluzione di problemi complessi. Ciò riduce la produttività e limita le opportunità.
Sul piano della cittadinanza e della democrazia, chi ha difficoltà nella comprensione dei testi e delle informazioni è più esposto a fenomeni di disinformazione, manipolazione e isolamento culturale. Studi recenti evidenziano una correlazione tra analfabetismo funzionale e tendenza a credere fake-news o a partecipare in modo meno consapevole ai processi sociali.
Sul piano culturale e psicologico, la mancanza di padronanza nelle competenze di base genera frustrazione, bassa autostima e un circolo vizioso che alimenta la rinuncia all’apprendimento, l’autoesclusione e la marginalità. Per questo motivo l’analfabetismo funzionale rappresenta un freno all’ascesa sociale e alla coesione.
Le soluzioni all’analfabetismo funzionale: percorsi concreti
Contrastare l’analfabetismo funzionale richiede una strategia integrata che coinvolga scuola, famiglie, adulti, sistema formativo e imprese. Va rafforzata la scuola: occorre puntare su didattiche che favoriscano la comprensione profonda, l’argomentazione, la capacità di scrivere in modo autonomo e critico. La scuola deve diventare un laboratorio di competenze reali, non solo un luogo di trasmissione.
In parallelo, va potenziata la formazione permanente per gli adulti (“lifelong learning”). È necessario offrire percorsi accessibili, modulari e personalizzati che permettano anche a chi è fuori dal sistema scolastico di recuperare e sviluppare competenze di base. I centri territoriali per l’educazione degli adulti (CPIA) e i programmi aziendali di alfabetizzazione sono esempi di possibili strumenti da adottare per l’incremento dell’alfabetizzazione funzionale.
La famiglia e l’ambiente domestico rappresentano il primo terreno fertile per contrastare l’analfabetismo funzionale. Coltivare l’abitudine alla lettura, stimolare la curiosità e accompagnare i figli nella scoperta del significato dei testi significa gettare le basi di un pensiero critico. Offrire uno spazio in cui la scrittura e il ragionamento siano parte della quotidianità aiuta i più giovani a percepire la conoscenza come uno strumento di libertà, non come un dovere.
Il primo motivo che deve condurci allo studio è l’intima soddisfazione che si prova nel vedere il nostro essere diventare sempre più eccelso e nel rendere ancora più intelligente un essere intelligente – Charles-Louis de Montesquieu
Anche la tecnologia, se usata con intelligenza, può diventare un’alleata preziosa. Piattaforme interattive, micro-contenuti digitali, formati audio e video, nonché la simulazione di contesti reali, rendono l’apprendimento più accessibile e coinvolgente, soprattutto per chi incontra difficoltà o per gli adulti che studiano e lavorano.
Serve però anche una visione politica di lungo respiro. L’analfabetismo funzionale va riconosciuto come una priorità nazionale, da affrontare con un monitoraggio costante, finanziamenti mirati e una governance integrata capace di connettere istruzione, lavoro e politiche sociali.
Solo con una strategia lungimirante l’Italia potrà costruire una cultura davvero inclusiva, fondata sulla conoscenza e sulla consapevolezza.
Saper leggere e scrivere non è più sufficiente: bisogna comprendere, ragionare, partecipare. Un presupposto cruciale per un Paese evoluto.

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