La biomassa è la somma di tutta la materia vivente presente sul nostro Pianeta — piante, animali, funghi, batteri, protisti, e microrganismi — espressa in termini di “carbonio contenuto negli organismi” (carbonio organico) e rappresenta la vera misura quantitativa della vita sulla Terra
Il termine “biomassa” evoca spesso legno, residui agricoli o rifiuti organici utilizzati come combustibile, ma in senso più ampio e scientifico la biomassa include ogni essere vivente e ogni forma di materia organica derivata da organismi viventi: alberi, arbusti, erbe, animali, microrganismi del suolo o degli oceani, funghi, alghe, e più in generale ogni cellula vivente o materiale biologico residuo.
Questo concetto si basa sul fatto che la vita sfrutta il carbonio come elemento fondamentale: attraverso processi come la fotosintesi ‒ nel caso delle piante ‒ o il metabolismo microbico, gli organismi trasformano materia inorganica in composti organici, accumulando carbonio. In questo senso, la biomassa è la “massa vivente” del Pianeta.
Oltre al suo valore descrittivo, la biomassa ha profonde implicazioni ambientali e climatiche. Misurare la biomassa globale significa stimare quanta vita (in termini di carbonio organico) esiste sulla Terra. Il dato è fondamentale per comprendere la biodiversità, i cicli del carbonio e l’equilibrio degli ecosistemi — perché ogni tonnellata di biomassa rappresenta carbonio che non è nell’atmosfera come CO₂, contribuendo così alla regolazione climatica naturale.
Come è distribuita sulla Terra
La distribuzione globale della biomassa rivela un dato sorprendente: la stragrande maggioranza è concentrata sulla terraferma, mentre solo una piccolissima frazione risiede negli oceani o in altri ambienti. Uno studio ampio e recente stima la biomassa totale terrestre in circa 550 gigatonnellate di carbonio (Gt C). Di questa, circa 450 Gt C — cioè circa l’80–82% del totale — appartiene alle piante, che sono dunque il regno dominante dal punto di vista della massa.
Gli altri regni della vita occupano porzioni molto più ridotte: i batteri rappresentano circa 70 Gt C, seguiti da funghi, archaea, protisti e infine animali, che nel complesso costituiscono solo una piccola frazione della biomassa globale.
Guardando alla distribuzione per ambiente, la biomassa terrestre supera di molto quella marina: nonostante gli oceani coprano circa il 71% della superficie del pianeta, la biomassa contenuta in organismi marini ammonta a circa 6 Gt C, mentre quella terrestre si aggira intorno ai 470 Gt C, dunque di due ordini di grandezza superiore.
Nel dettaglio, quasi tutta la biomassa vegetale è sulla terra (le alghe marine e le fanerogame acquatiche rappresentano meno di 1 Gt C), mentre per gli animali la situazione è invertita: la maggior parte della biomassa animale si trova negli ambienti marini. I batteri e gli archaea, spesso invisibili a occhio nudo, tendono a concentrarsi in profondità — nei suoli, negli acquiferi e sotto i fondali marini.
Dal punto di vista verticale, la biomassa si distribuisce sia sopra che sotto la superficie del suolo: circa 60% della biomassa globale è “aerea” (cioè foglie, rami, tronchi, parti verdi visibili), pari a circa 320 Gt C, mentre il resto — radici, microbi del suolo e organismi profondi — giace sotto la superficie terrestre o marina.
Questo schema di distribuzione evidenzia quanto la vita sulla Terra sia fortemente concentrata sulla terraferma, nelle foreste, nelle praterie, nei suoli, nelle radici, in forme vegetali e microbiche. Gli oceani, pur ospitando una ricca varietà di vita, contengono una biomassa relativamente modesta rispetto ai continenti.
Perché è importante capire la biomassa
Comprendere cos’è la biomassa e come è distribuita è cruciale per varie ragioni. Innanzitutto, rappresenta la cartina di tornasole della biodiversità e della salute degli ecosistemi: foreste, praterie, zone umide, suoli ricchi di microbi sono serbatoi essenziali di vita. Se perdiamo biomassa — ad esempio per deforestazione, degradazione del suolo, perdita di biodiversità — stiamo effettivamente perdendo “vita accumulata”, e carbonio organico che potrebbe essere immagazzinato stabilmente.
In secondo luogo, la biomassa è strettamente legata al ciclo del carbonio e quindi al cambiamento climatico: piante e suoli assorbono carbonio dall’atmosfera, lo trasformano in materia vivente e lo trattengono per periodi variabili. Questo rende gli ecosistemi terrestri fra i principali “pozzi di carbonio” naturali. Distruggere o degradare questi sistemi significa liberare carbonio e contribuire all’effetto serra.
La biomassa è anche la base materiale su cui si fondano gli usi umani: dal legno, ai materiali vegetali, ai residui agricoli, fino alle risorse energetiche rinnovabili (quando si parla di “biomassa” intesa come combustibile). Ma è importante distinguere tra la biomassa come “tutta la vita” e la biomassa intesa come “risorsa organica da utilizzare”: mescolare i due significati rischia di ridurre la complessità e il valore intrinseco della vita.

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