Come viene prodotta la carne coltivata
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Carne coltivata: l’alternativa per chi non può o non riesce a rinunciare alla carne

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Ottenuta in laboratorio da cellule animali, la carne coltivata si propone come opzione promettente per chi desidera mantenere gusto e nutrienti del cibo carnivoro, minimizzando i rischi per la salute, l’ambiente e il benessere animale

La carne coltivata, conosciuta anche come “carne a base cellulare” o “carne coltivata in vitro”, non è un prodotto vegetale che imita la carne, bensì vera carne ottenuta a partire da cellule animali, come quelle staminali o muscolari, coltivate in un ambiente controllato.

Questo processo permette di ottenere un alimento identico alla carne tradizionale nella sua composizione, ma senza la necessità di allevare o di macellare animali. Si tratta di una forma innovativa di agricoltura cellulare che, almeno nelle intenzioni, mira a ridurre l’impatto ambientale e a superare i problemi etici legati al consumo di carne.

Sicurezza e nutrizione

Il primo via libera alla vendita di carne coltivata è arrivato a Singapore nel 2020, con bocconcini di pollo approvati per il consumo umano. Da allora, anche altri Paesi come Israele e Stati Uniti hanno autorizzato alcuni prodotti, dichiarandoli sicuri sulla base di rigorose valutazioni scientifiche.

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Studi metabolomici comparativi hanno dimostrato che il profilo nutrizionale della carne coltivata è molto simile a quello della carne convenzionale, senza differenze rilevanti in termini di sicurezza. Anzi, il vantaggio della coltivazione in laboratorio è che si può intervenire sul mezzo di crescita per arricchire il prodotto con nutrienti specifici, come gli acidi grassi omega-3 o la vitamina B12, migliorandone così il profilo nutrizionale.

Sicurezza alimentare e assenza di antibiotici

Un aspetto che rassicura molti esperti riguarda la sicurezza microbiologica. La carne a base cellulare viene prodotta in ambienti sterili, il che riduce drasticamente il rischio di contaminazioni da batteri patogeni come Salmonella o E. coli, spesso associati alla carne cruda tradizionale.

La filiera non prevede inoltre l’uso di antibiotici, eliminando una delle cause principali della crescente resistenza antimicrobica che oggi preoccupa la comunità scientifica internazionale. Si tratta quindi di un alimento che, se prodotto e conservato correttamente, può risultare più sicuro dal punto di vista igienico-sanitario rispetto alla carne proveniente da allevamenti intensivi.

Vantaggi ambientali

Dal punto di vista ambientale, i dati sono particolarmente incoraggianti. Ricerche condotte dall’Università di Oxford e dal centro di studi CE Delft indicano che la carne coltivata potrebbe ridurre fino al 96% le emissioni di gas serra rispetto alla carne tradizionale, consumare il 99% in meno di suolo e richiedere il 96% in meno di acqua.

L’impatto climatico si ridurrebbe ulteriormente se la produzione fosse alimentata esclusivamente da fonti di energia rinnovabile. Questi numeri suggeriscono che, su larga scala, la carne coltivata in vitro potrebbe rappresentare una risorsa strategica per affrontare la crisi climatica e la scarsità di risorse naturali.

Stato della tecnologia e accettazione del consumatore

Dal punto di vista tecnologico, i progressi sono rapidi. All’Università di Tokyo, ad esempio, i ricercatori sono riusciti a produrre piccoli pezzi di “pollo” tridimensionale con fibre muscolari e una struttura più simile alla carne vera, avvicinandosi sempre di più alla texture e al morso tipici di un alimento fresco. Le previsioni indicano che prodotti di questo tipo potrebbero arrivare sugli scaffali entro i prossimi cinque-dieci anni.

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L’accettazione da parte del pubblico, però, è ancora in fase di costruzione. In Italia, circa la metà degli adulti si dichiara disposta a provarla, motivata principalmente dai benefici per l’ambiente e per il benessere animale, ma permangono dubbi su gusto, prezzo e sicurezza a lungo termine. Il dialogo con i consumatori e la trasparenza scientifica saranno quindi essenziali per favorirne la diffusione.

Box di approfondimento – Come viene prodotta la carne coltivata?

La produzione della carne coltivata è un processo di ingegneria biologica che unisce conoscenze di biotecnologia, medicina rigenerativa e scienze alimentari. Di seguito le fasi principali.

1. Raccolta delle cellule

Tutto inizia con un piccolo prelievo di cellule da un animale vivo, di solito tramite una biopsia muscolare.

Le cellule più utilizzate sono:

  • Mioblasti o cellule staminali muscolari, capaci di differenziarsi in fibre muscolari.
  • Cellule satellite, naturalmente presenti nei muscoli e responsabili della rigenerazione dei tessuti.

Questo prelievo è minimamente invasivo e non richiede di uccidere l’animale.

2. Coltura in laboratorio

Le cellule vengono trasferite in bioreattori (ambienti sterili e controllati) dove sono immerse in un mezzo di crescita ricco di nutrienti: aminoacidi, zuccheri, vitamine, sali minerali e fattori di crescita proteici.
In questa fase, le condizioni (temperatura, pH, ossigenazione) sono regolate per imitare l’ambiente naturale del corpo dell’animale, stimolando le cellule a moltiplicarsi.

3. Differenziazione in tessuto muscolare

Quando le cellule hanno raggiunto un certo numero, ricevono segnali chimici o meccanici per differenziarsi: iniziano a unirsi in fibre muscolari, ricreando la struttura tipica della carne.

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A volte si utilizzano “scaffold” (impalcature tridimensionali di materiale biocompatibile) per dare forma e consistenza al prodotto, simulando il tessuto connettivo.

4. Sviluppo della texture e del gusto

Per ottenere una consistenza più simile alla carne convenzionale, il tessuto può essere allenato: si applicano microstimoli elettrici o meccanici che fanno “contrarre” le fibre, rinforzandole. Questa fase è importante per riprodurre la sensazione al morso e migliorare la resa organolettica.

5. Raccolta e lavorazione finale

Una volta raggiunto lo spessore e la qualità desiderata, il tessuto viene raccolto e può essere:

  • Utilizzato tale e quale (ad esempio per un filetto o un nugget tridimensionale).
  • Macinato e trasformato in hamburger, polpette o ripieni.

In questa fase si possono aggiungere aromi naturali, grassi vegetali o nutrienti extra (come omega-3) per ottimizzare gusto e valore nutrizionale.

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