Come funziona il cervello umano?
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Come funziona il cervello umano?

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Dalla neuroplasticità alle reti neurali predittive: le ultime scoperte neuroscientifiche rivoluzionano il nostro modo di intendere il cervello umano

Il cervello umano è la struttura biologica più complessa conosciuta in natura. Per secoli abbiamo tentato di comprendere come questa macchina pensante dia origine alla coscienza, al comportamento, alla memoria e all’identità. Oggi, grazie a tecniche di imaging avanzate e all’intelligenza artificiale, le neuroscienze stanno riscrivendo ciò che credevamo di sapere.

Questo articolo esplora il funzionamento reale del cervello alla luce delle scoperte più recenti, smontando alcuni miti e aprendo scenari sorprendenti su coscienza, plasticità neurale e modelli predittivi.

Non è una macchina computazionale: è un organo predittivo

Contrariamente alla visione classica del cervello come un elaboratore passivo di informazioni sensoriali, numerose evidenze scientifiche indicano che esso funziona soprattutto in modo predittivo. Il neuroscienziato Karl Friston ha proposto la teoria del “brain as a prediction machine”, secondo cui il cervello non aspetta di ricevere informazioni per analizzarle, ma anticipa continuamente ciò che accadrà, confrontando le previsioni con gli input reali.

Questo modello, detto anche “free energy principle”, spiega perché il cervello consuma tanta energia anche a riposo: è costantemente impegnato nel ridurre l’errore tra previsione e realtà.

Neuroplasticità: il cervello si trasforma continuamente

Un tempo si credeva che le cellule cerebrali smettessero di svilupparsi dopo l’adolescenza. Oggi sappiamo che la neuroplasticità – la capacità del cervello di riorganizzarsi formando nuove connessioni – è attiva per tutta la vita. Esperimenti su pazienti colpiti da ictus dimostrano che, con la giusta stimolazione, anche le aree danneggiate possono “delegare” le funzioni a zone sane, attraverso nuovi percorsi neurali. Questo principio è alla base delle terapie di riabilitazione neurologica e di molte tecniche psicoterapeutiche moderne.

Memoria e apprendimento: il ruolo delle sinapsi e dell’ippocampo

La memoria non è un “archivio fisso” ma un processo dinamico, distribuito su più aree cerebrali. L’ippocampo gioca un ruolo cruciale nella formazione della memoria a lungo termine, mentre la corteccia prefrontale è coinvolta nel recupero e nella manipolazione di tali informazioni.

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Le sinapsi – i punti di connessione tra i neuroni – si rafforzano o si indeboliscono in base all’uso: questo processo, noto come potenziamento a lungo termine (LTP), è alla base dell’apprendimento.

Coscienza: ancora un mistero, ma con indizi promettenti

La coscienza resta una delle più grandi sfide delle neuroscienze. Studi recenti suggeriscono che essa emerga dall’integrazione di informazioni tra reti neurali distribuite, come descritto nella Teoria dell’informazione integrata (IIT) di Giulio Tononi.

Altri ricercatori, come Anil Seth, sostengono che la coscienza sia il risultato di un processo di inferenza predittiva del sé all’interno del corpo: il cervello costruisce un “modello” del corpo e del mondo, e l’esperienza cosciente sarebbe il risultato di tale previsione costante.

Intelligenza artificiale e cervello: uno scambio reciproco

Le neuroscienze stanno influenzando fortemente lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA), e viceversa. Le reti neurali artificiali, ispirate alla struttura cerebrale, stanno aiutando i neuroscienziati a comprendere meglio come si codificano le informazioni nel cervello umano.

Al contempo, l’analisi di enormi dataset di immagini cerebrali tramite Machine Learning consente di identificare pattern neurologici in modo più preciso e predittivo, ad esempio nella diagnosi precoce di malattie neurodegenerative.

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