Cose che solo l’Universo sa (ma non ci dice)
Benessere - Psicologia

Cose che solo l’Universo sa (ma non ci dice)

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Alcune risposte restano sospese. Forse non perché siano segrete, ma perché siamo ancora in ascolto

Ci sono domande che resistono al tempo. Non si dissolvono con l’età, non si risolvono con la logica. Restano lì, come stelle che brillano anche quando sembrano spente, alimentate da un’energia che non chiede spiegazioni.

Chi siamo davvero? Perché certi incontri sembrano scritti? Perché si avverte nostalgia per luoghi mai visitati? A queste e ad altre domande l’Universo, si direbbe, non risponde. Ma osserva. Sorride, forse. O semplicemente, attende.

L’impressione è che esista un’intelligenza sottile, non misurabile, che guida gli incastri invisibili tra eventi e coincidenze. Una trama fatta di sincronismi, sguardi non cercati, intuizioni improvvise. Alcuni lo chiamano destino, altri coscienza collettiva, altri ancora campo quantico. In ogni caso, non è un’entità verbale: non parla, non scrive, non argomenta. Agisce in silenzio.

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L’Universo, se davvero sa, ha scelto un linguaggio che non passa dalle parole. Preferisce le sensazioni. Fa apparire i segnali sotto forma di dettagli: una canzone alla radio nel momento esatto, un incontro apparentemente casuale, una frase letta per caso che si adatta perfettamente alla situazione vissuta. Nulla viene spiegato, ma tutto sembra avere un senso, almeno per qualche istante.

Si potrebbe ipotizzare che non sia l’Universo a essere muto, ma la coscienza a essere troppo distratta per cogliere. Troppo rumorosa. In fondo, il silenzio dell’Universo non è assenza: è spazio. È invito. È una possibilità offerta a chi vuole ascoltare senza aspettarsi una risposta formattata.

Quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande – Charlie Brown

Forse certe cose non vengono dette per non essere sprecate. Alcune verità, dopotutto, si comprendono solo quando si è pronti. Non un attimo prima.

E così, l’Universo resta lì. Non come un enigma da risolvere, ma come una compagnia che non invade. Non consola, ma c’è.

È possibile che sappia tutto, ma abbia scelto il mistero come forma di rispetto.

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