In molti casi, i disturbi dell’umore e i disturbi dissociativi vengono confusi, ma si basano su meccanismi profondamente diversi
Nel linguaggio comune, le espressioni come “sono bipolare” o “ho due personalità” vengono usate con leggerezza, contribuendo a una confusione diffusa tra disturbi molto diversi tra loro. Il disturbo bipolare e il disturbo dissociativo dell’identità (conosciuto anche come DDI, in passato “personalità multipla”) sono due condizioni psichiche complesse che coinvolgono alterazioni dell’umore, dell’identità e della coscienza, ma che hanno origini, sintomi e prognosi differenti.
Cosa leggerai nell'articolo:
La natura del disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è una condizione psichica classificata tra i disturbi dell’umore, caratterizzata dall’alternanza tra episodi maniacali o ipomaniacali e episodi depressivi. Durante le fasi maniacali, la persona può sperimentare euforia, irritabilità, iperattività, pensiero accelerato e ridotto bisogno di sonno. Durante le fasi depressive, invece, compaiono tristezza profonda, apatia, sensi di colpa, rallentamento psicomotorio e ideazione suicidaria.
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Queste oscillazioni dell’umore possono durare settimane o mesi, e tra un episodio e l’altro la persona può tornare a una condizione di equilibrio. Il disturbo ha una base biologica importante, con una componente genetica e neurochimica riconosciuta, e nella maggior parte dei casi risponde bene alla psicoterapia, abbinata, quando necessario, a trattamenti farmacologici (come gli stabilizzatori dell’umore).
La frammentazione dell’identità: il disturbo dissociativo
Il disturbo dissociativo dell’identità (DDI) appartiene, invece, alla categoria dei disturbi dissociativi. In questo caso, il nucleo della problematica non è l’umore, bensì l’integrazione dell’identità. Le persone con DDI manifestano due o più identità distinte (dette “parti” o “alter”), ognuna con un proprio modo di percepire, pensare, agire e ricordare. Queste identità possono emergere in modo alternato, spesso senza che vi sia consapevolezza reciproca tra di loro, dando luogo a fenomeni di amnesia dissociativa e discontinuità del senso del sé.
La causa principale di questo disturbo è solitamente un trauma precoce e prolungato, come abusi gravi nell’infanzia. Il DDI è infatti considerato una strategia estrema di sopravvivenza psichica: la mente del bambino, non potendo integrare esperienze traumatiche ripetute, si dissocia creando compartimenti separati dell’identità.
Le differenze principali tra bipolarismo e frammentazione dell’identità
Le differenze tra il disturbo bipolare e il disturbo dissociativo dell’identità si manifestano su vari livelli. In primo luogo, l’origine del disturbo è profondamente diversa: nel caso del bipolarismo, si riconosce una componente principalmente neurobiologica e genetica, che coinvolge squilibri nei neurotrasmettitori e una familiarità spesso presente. Il disturbo dissociativo dell’identità, al contrario, è generalmente il risultato di traumi gravi e ripetuti durante l’infanzia, come abusi fisici, emotivi o sessuali, che la mente del bambino non è riuscita a integrare in un’unica narrativa coerente del sé.
Anche il tipo di alterazione psicologica varia significativamente. Nel bipolarismo il nucleo centrale della patologia è costituito da oscillazioni dell’umore, che si muovono tra poli opposti come la mania e la depressione. Nel DDI, invece, la caratteristica dominante è la frammentazione dell’identità e della memoria, con la presenza di più stati del sé distinti che possono alternarsi e convivere all’interno della stessa persona.
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Per quanto riguarda la consapevolezza del sé, le persone affette da disturbo bipolare, pur attraversando fasi alterate, tendono a mantenere una continuità e una coerenza del proprio senso di identità tra un episodio e l’altro. Nel disturbo dissociativo dell’identità, invece, il sé risulta frammentato in più “alter”, spesso con scarsa o nessuna consapevolezza reciproca, condizione che genera vuoti di memoria e comportamenti apparentemente incoerenti.
Anche l’approccio terapeutico è differente. Il trattamento del disturbo bipolare si fonda soprattutto sull’uso di farmaci stabilizzatori dell’umore, associati a interventi psicoterapeutici volti a migliorare l’aderenza al trattamento e la gestione dei sintomi.
Il disturbo dissociativo dell’identità richiede invece una psicoterapia intensiva e specializzata di tipo psicotraumatologico, finalizzata a favorire l’integrazione delle diverse identità e a rielaborare gli eventi traumatici alla base della dissociazione.
Bipolarismo o DDI? Il rischio di confusione diagnostica
In alcuni casi, il disturbo dissociativo dell’identità può essere scambiato per bipolarismo, soprattutto se gli alter presentano comportamenti opposti (es. un alter iperattivo e uno depressivo). Tuttavia, un’attenta anamnesi e un’indagine clinica profonda possono rivelare la presenza di dissociazioni di memoria, voci interne distinte e transizioni identitarie, assenti nel disturbo bipolare.
Comprendere le differenze tra bipolarismo e frammentazione dell’identità è fondamentale per impostare un trattamento efficace e per evitare diagnosi errate. Entrambe le condizioni meritano rispetto, ascolto e una presa in carico specialistica, ma non possono essere considerate intercambiabili. La chiave è riconoscere la natura del dolore: ciclica e biologica nel caso del bipolarismo, frammentata e legata al trauma nel caso del DDI.

Sono la CEO di Controsenso, Impresa operante nel Digital Marketing, nel giornalismo e nella comunicazione strategica. Dirigo un team di esperti che supporta P.M.I. e privati, aiutandoli a promuovere i propri progetti online e offline.