La raffigurazione del Conte più famoso della letteratura gotica come icona audiovisiva
Il mito di Dracula nasce con Bram Stoker nel 1897, quando il romanzo Dracula definisce in modo chiaro molte delle caratteristiche che da allora saranno inseparabili dal vampiro: l’aristocratico proveniente dalla Transilvania, l’immortalità sanguinaria, la capacità di trasformarsi, l’oscura seduzione.
Questi elementi costituiranno una base narrativa e iconografica che il cinema sfrutterà appieno. Fonti accademiche sottolineano come il vampiro precedesse storie analoghe, ma solo con Stoker la figura acquisisce una forma compiuta e riconoscibile.
I primi adattamenti cinematografici arrivano nel periodo del muto, come Drakula halála (Ungheria, 1921), che seppur poco fedele diventa uno dei primi esempi sul grande schermo. Poi arriva Nosferatu (1922) di Friedrich Wilhelm Murnau, film espressionista che prende le distanze da Stoker ma trasmette atmosfere inquietanti e visivamente potenti, configurandosi come pietra miliare del genere.
L’era d’oro: Universal, Hammer e la costruzione dell’immaginario visivo
Con l’avvento del sonoro, il film Dracula del 1931, diretto da Tod Browning e interpretato da Bela Lugosi, consacra il Conte Dracula come archetipo cinematografico del vampiro. La voce, il portamento, la maschera aristocratica: tutto contribuisce alla mitologia visiva che si radicherà nella cultura popolare.
Libri consigliati. Dracula di Bram Stoker: il romanzo che ha definito il mito del vampiro
Negli anni cinquanta la Hammer Film Productions rinnova il genere: Dracula (1958) con Christopher Lee introduce il colore, una sensualità più esplicita, un erotismo quasi sotterraneo che va oltre la paura. Lee diventa un volto iconico, un Dracula che non è solo orrore ma seduzione.
Reinvenzione e decostruzione: nuove prospettive e interpretazioni
Nel corso del Novecento inoltrato, e soprattutto con la fine del XX secolo, il mito si trasforma. Coppola con Bram Stoker’s Dracula (1992) propone una versione ricca di stile e romanticismo, che tenta di recuperare alcune delle origini letterarie trascurate, reinventando l’estetica del Conte per un pubblico moderno.
Altri registi hanno giocato con la mitologia vampirica per mettere in luce questioni contemporanee: il “mostro” come alterità, come straniero, come simbolo delle paure collettive – dalla morte all’epidemia, dalla sessualità al declino morale.
Università e studi recenti evidenziano come Dracula sia divenuto un archetipo interculturale che assorbe connotazioni locali dove viene adattato — si pensi al cinema latino, europeo dell’est o italiano — spesso trasformando l’immaginario originario in qualcosa di ibrido.
Simbolismo, paura e seduzione: perché il mito di Dracula persiste
Dracula resiste nel tempo perché incarna paure profonde e conflitti psicologici. Secondo studi psicologici il vampiro rappresenta il perturbante, cioè ciò che è familiare ma al tempo stesso estraneo, il ritorno del rimosso. Freud, Jung e altri teorici parlano del vampiro come riflesso delle pulsioni oscure, della morte, del desiderio proibito.
La seduzione è centrale: Dracula non terrorizza soltanto con la violenza ma affascina. La sua aristocrazia, l’eleganza, il mistero generano attrazione, empatia o ribellione. Il mito si autoalimenta con la cultura popolare, col fumetto, con la televisione e oggi con le serie streaming, ogni volta rinnovandosi.
Nel XXI secolo Dracula appare ancora ovunque: nelle rivisitazioni estetiche, nelle trasposizioni che mettono in risalto il politico, il sociale, il femminile, il queer, il postcoloniale, l’urbano. I registi e gli autori moderni cercano l’originalità, l’ironia, la critica. Ciò che rende Dracula attuale è la sua capacità di adattamento: il mito cambia pelle, ma continua a parlare.
Sono una nuova collaboratrice della Redazione di Controsenso Magazine. Sto completando un corso di studi in Cinema e Audiovisivi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il cinema è un pilastro della mia formazione culturale da oltre venticinque anni: nutro una passione particolare per la Nouvelle Vague e per Kieslowski.
Per quasi vent’anni ho lavorato nel settore delle vendite, spinta da un forte interesse per la comunicazione e la fidelizzazione del cliente. Oggi desidero trasferire questi valori nel progetto di Controsenso Magazine, di cui sono onorata di far parte.