Klassens tid, l’ora che educa all'empatia:
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Klassens tid, l’ora che educa all’empatia: la Danimarca forma cittadini più umani

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In Danimarca, ogni settimana le aule scolastiche dedicano un’ora all’ascolto, alla condivisione e all’empatia: è “l’ora della classe” — Klassens tid — utilissima per formare cittadini più consapevoli e relazioni sane

Nel sistema educativo danese, la lezione conosciuta come “Klassens tid” è diventata un elemento stabile e riconosciuto: le scuole primarie e secondarie della Danimarca (per studenti dai circa 6 ai 16 anni) dedicano un’ora a settimana a questo momento strutturato, volto specificamente a promuovere empatia, dialogo e benessere collettivo.

L’idea è che non solo le materie tradizionali come Matematica o Inglese formino una persona, ma che anche la capacità di ascoltare, comprendere gli altri e riflettere sui propri sentimenti costituisca un vero e proprio “faro” educativo. Come spiega la docente e psicoterapeuta danese Iben Dissing Sandahl, l’ora di “classe” ha l’obiettivo di “aumentare la conoscenza reciproca e di sé stessi, e quindi lavorare per una migliore comprensione e accettazione di tutti“.

In concreto, durante la “Klassens tid” gli studenti possono portare alla classe problemi o riflessioni — personali, relazionali, scolastici — e insieme all’insegnante cercano di ascoltare, mettere in parole le emozioni, costruire soluzioni condivise. Se non ci sono questioni urgenti, il tempo può essere dedicato a momenti di rilassamento e convivialità, per favorire un clima di “hygge” (intimità, calore, accoglienza) che nella cultura danese è considerato fondamentale per il benessere.

Perché funziona e quali benefici ne derivano

I sostenitori di questa pratica sottolineano diversi vantaggi: innanzitutto, promuove ambienti scolastici più collaborativi e meno basati sulla competizione, perché l’obiettivo diventa migliorarsi rispetto a sé stessi e aiutare gli altri, piuttosto che superare gli altri.

L’ora della classe aiuta anche a prevenire fenomeni come il bullismo e l’esclusione, rendendo visibili le emozioni e le relazioni tra studenti, e dotando gli insegnanti di un momento strutturato per intervenire. Per esempio, una scuola danese segnala che attraverso esercizi coordinati — ascolto, dialogo sulle emozioni, riflessione sui vissuti — si è creato un clima di classe più coeso e gli studenti acquisiscono linguaggio e strumenti per gestire l’inclusione e la collaborazione.

La complessità dell’empatia: esplorazione psicologica dell’essenza umana 

Dal punto di vista legislativo la “Klassens tid” è stata integrata fin dal 1993 nella legge sull’istruzione danese (“folkeskole­loven”) come lezione obbligatoria settimanale per ogni classe. Non si tratta di un “extra” occasionale, ma di un elemento strutturale del curriculum che riconosce che l’educazione non è solo trasmissione di contenuti, ma anche formazione di individui emotivamente e socialmente consapevoli.

Come viene realizzata concretamente nelle aule

Nella pratica didattica, l’ora della classe può assumere varia forma. Ad esempio, all’inizio della settimana la classe può riunirsi con l’insegnante per realizzare un “termometro del benessere”, ovvero ogni alunno segnala come si sente rispetto al gruppo e al contesto classe — in questo modo si mette in luce eventuali tensioni o disagi.

Altre volte si svolgono discussioni guidate sui temi del rispetto, della responsabilità verso gli altri, dei confini personali, della convivenza digitale, oppure momenti di gioco cooperativo o brainstorming per costruire insieme “regole di comunità” all’interno della classe.

L’insegnante assume un ruolo chiave: non solo di facilitatore, ma di “responsabile della classe” in senso ampio, poiché deve creare un ambiente sicuro e accogliente in cui tutti gli studenti si sentano visti e ascoltati.

Questi momenti, nella visione danese, sono importanteli quanto un’ora di lingua straniera o di Matematica, proprio perché favoriscono il benessere, la partecipazione attiva e la costruzione di una comunità scolastica.

Le implicazioni per altri sistemi scolastici

Guardando all’esperienza danese, possiamo trarre alcune riflessioni utili per altri contesti scolastici — come quello italiano — in cui spesso l’Educazione civica, il rispetto, la comunità sono declinati in modo episodico o poco sistematico. L’idea che un’ora alla settimana venga dedicata non a un contenuto disciplinare tradizionale, ma a riflessione, ascolto e coesione, è potente perché impone che l’educazione affettiva-relazionale entri nella quotidianità delle scuole e non resti un’appendice.

Democratizzare la cultura: perché l’accesso conta quanto i contenuti 

Naturalmente l’implementazione richiede impegno: formazione degli insegnanti affinché sappiano guidare questi momenti, tempo strutturato in orario, attenzione a rendere tali ore significative e non “vacanza” o “momento libero”. Ma i vantaggi — classe più serena, studenti più inclusi e relazioni migliori — giustificano lo sforzo.

È anche significativo che la “Klassens tid” veda la partecipazione attiva degli alunni, che contribuiscono a definire i temi, a parlare, a mettere in comune le proprie emozioni. Questa prassi contribuisce a sviluppare non solo l’empatia, ma anche la capacità di essere protagonisti del proprio ambiente scolastico.

L’esperienza danese ci ricorda che valori come empatia, ascolto, sostegno reciproco non sono “aggiunte” opzionali ma fanno parte del capitale educativo fondamentale di una società che vuole formare cittadini responsabili, consapevoli e collaborativi.

L’importanza dell’empatia: un valore da coltivare a qualsiasi età

In un mondo che cambia rapidamente, in cui le connessioni digitali rendono le relazioni spesso più fragili e superficiali, coltivare l’empatia rappresenta una risorsa umana preziosa. Imparare a mettersi nei panni dell’altro, a riconoscere emozioni e bisogni, a rispettare le differenze non è solo un atto di cortesia: è la base per costruire comunità più sane, ambienti di lavoro più inclusivi, relazioni interpersonali più autentiche.

L’esperienza della “Klassens tid” testimonia che l’empatia non è esclusivamente un talento innato immutabile, ma può essere allenata, praticata e inserita nel tessuto educativo. Proprio perché è una competenza, è utile coltivarla non solo durante l’infanzia e l’adolescenza, ma continuare a farlo in età adulta: nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle comunità civiche.

In questo senso, crediamo che l’empatia debba essere integrata nelle scuole di qualsiasi ordine — primaria, secondaria e oltre — come complemento sistematico all’Educazione civica, dedicandole non solo un’ora a settimana ma più ore a settimana, affiancate ai tradizionali insegnamenti disciplinari, per dare spazio continuativo alla dimensione relazionale e valoriale della formazione. Possiamo così sperare che le future generazioni vadano oltre la semplice acquisizione di conoscenze, sviluppando anche la capacità di abitare il mondo con cura, rispetto, coerenza.

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