Dietro la raccomandazione della BCE si nasconde il riconoscimento delle fragilità del sistema finanziario europeo
La notizia che la BCE suggerisca ai cittadini di conservare in casa una riserva di contanti tra i 70 e i 100 euro potrebbe sembrare, a un’analisi superficiale, un consiglio da “zaino di sopravvivenza” in chiave apocalittica. Eppure, dietro questo invito si cela una diagnosi più profonda della vulnerabilità sistemica che caratterizza l’ecosistema finanziario contemporaneo.
Secondo lo studio della BCE intitolato Keep calm and carry cash: lessons on the unique role of physical currency across four crises, la funzione del contante tende a rafforzarsi proprio nei momenti di crisi. Il contante è tangibile, indipendente da infrastrutture digitali e universalmente accettato anche quando gli altri canali falliscono.
Durante eventi di shock – come la pandemia, l’invasione russa dell’Ucraina, il blackout in Iberia del 2025 o la crisi del debito in Grecia – la domanda di banconote ha registrato picchi improvvisi, persino in contesti dove i pagamenti digitali prevalgono nella vita quotidiana. Per la BCE lo scenario significa che il contante resta una riserva di ultima istanza, un “ruotino di scorta” del sistema dei pagamenti: l’unico essenziale quando le reti elettroniche vengono meno e non solo.
Le esperienze nazionali confermano questo orientamento. Paesi come Olanda, Finlandia e Austria hanno già invitato i propri cittadini a conservare tra i 70 e i 100 euro in contanti, somma pensata per coprire le esigenze essenziali per almeno 72 ore.
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Non a caso la Banca centrale sottolinea che l’infrastruttura del cash – distributori automatici, logistica, reti di approvvigionamento – deve essere progettata per resistere a picchi di domanda improvvisi e non soltanto alla quotidianità ordinaria.
L’aspetto più interessante, da un punto di vista geopolitico e strategico, è che l’invito non nasce in un vuoto tecnico. Riflette l’accresciuta consapevolezza delle fragilità sistemiche in un ordine mondiale segnato da rischi crescenti di cyberattacchi, da pressioni internazionali e da una forte interdipendenza finanziaria. In uno scenario futuro, un attacco informatico contro le reti dei pagamenti o una disfunzione sistemica nelle infrastrutture bancarie potrebbe paralizzare i circuiti digitali e rendere inservibili banche, POS e sistemi interbancari. In tali circostanze, la banconota diventa l’unico strumento tangibile e affidabile. Lo stesso vale per gli shock energetici o i blackout estesi, che hanno già dimostrato come anche un Paese sviluppato possa ritrovarsi improvvisamente senza infrastrutture elettriche e telematiche.
La fiducia gioca un ruolo altrettanto cruciale. Nei momenti di panico bancario, quando la gente corre agli sportelli o teme restrizioni sui prelievi, avere in mano denaro fisico rappresenta una forma di assicurazione contro il congelamento degli asset digitali. Al quadro si aggiunge la dimensione geopolitica: in caso di sanzioni, guerre o tensioni internazionali, il contante assume una funzione tattica, perché resta un ponte di transazione anche quando un territorio viene escluso dai circuiti globali. Bisogna ricordare inoltre che, mentre i pagamenti digitali avanzano, l’accessibilità al contante si riduce: chiusura di filiali, minor numero di sportelli, disinvestimenti nelle reti di distribuzione. Il sistema che si è diffuso rende ancora più urgente il tema cruciale della resilienza.
Le contraddizioni
La misura, tuttavia, non è priva di contraddizioni. La soglia raccomandata è minima e non offre alcuna protezione in caso di crisi prolungate: rappresenta soltanto una riserva di sopravvivenza per poche giornate.
Il consiglio di avere banconote in casa convive con l’evoluzione verso un’economia sempre più digitale e ibrida, che include l’euro digitale e i pagamenti centralizzati. Mantenere due sistemi paralleli – efficienza digitale e resilienza fisica – genera tensioni inevitabili. C’è anche il problema dei costi: garantire una rete di banconote sicura e capillare richiede logistica, trasporto protetto e manutenzione costante, spesso sottovalutati. Esist il rischio che il messaggio stesso provochi panico, con cittadini tentati di accumulare più contante del necessario, innescando fenomeni di instabilità.
In Italia, area in cui l’uso del contante è ancora radicato, la raccomandazione della BCE potrebbe trovare terreno fertile. Ma c’è il pericolo che venga interpretata in modo semplicistico, come un invito a tenere i risparmi sotto il materasso, senza coglierne la dimensione più ampia di resilienza infrastrutturale.
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Per i Paesi con reti elettriche fragili o infrastrutture digitali instabili, invece, il suggerimento dovrebbe diventare un vero test minimo di preparazione civile. Sul piano europeo, l’invito rappresenta un passo politico rilevante: la BCE non parla soltanto di politica monetaria, ma di continuità operativa del sistema dei pagamenti, entrando così nel campo della sicurezza strategica.
In un’Europa che sembra correre a tutta velocità verso il digitale, questa raccomandazione ricorda che le banconote hanno ancora un valore strategico che il progresso non può cancellare. È un messaggio che intreccia tecnica e politica: non significa soltanto “preparatevi al peggio”, ma anche “riconosciamo che il peggio fa parte degli scenari possibili” e che tanto l’attuale sistema quanto i cittadini devono avere strumenti minimi di difesa.
I più scaltri vinceranno la sfida.

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