L’enigma del multivers
Cultura - Storia e Filosofia

L’enigma del multiverso: esistono altre versioni di noi stessi?

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Alla scoperta dei mondi paralleli e delle frontiere dell’universo

Nel corso dell’ultimo secolo, l’idea che il nostro universo non sia l’unico — che esistano infiniti “universi paralleli” — è passata da mera speculazione filosofica a proposta teorica seria nel panorama della fisica moderna. Ma fino a che punto è legittimo pensare che esistano altre versioni di noi stessi in mondi diversi? E, soprattutto: possiamo verificarlo?

Cosa significa “multiverso” nella scienza moderna

Il termine “multiverso” racchiude molteplici concetti: più universi insieme, ciascuno con leggi fisiche proprie. Questa idea emerge in diversi ambiti della fisica teorica: cosmologia dell’inflazione, teoria delle stringhe, interpretazioni della meccanica quantistica.

Nella cosmologia inflazionaria “eterna”, ogni regione dello spazio può espandersi e generare bolle — universi “figli” — ognuno con costanti fisiche casuali. In altri scenari, la teoria delle stringhe suggerisce un “paesaggio” (landscape) di soluzioni possibili: ogni minima configurazione dei campi quantistici definisce un universo diverso.

Nell’interpretazione dei “molti mondi” della meccanica quantistica, ogni possibilità quantica diverge in rami distinti, generando mondi paralleli in ogni misurazione.

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Ci sono quindi vari “livelli” di multiverso: dal più “moderato” (il nostro universo può essere solo una delle regioni di un universo più grande) a versioni radicali dove ogni decisione quantica replica nuove realtà.

L’ipotesi dell’io parallelo: realtà o fantascienza?

Nel parlare di “altre versioni di noi stessi” si compie un passo ulteriore. Se esistessero mondi con leggi simili alle nostre, teoricamente in essi potrebbero esistere entità analoghe a noi, forse con piccoli o grandi differenze. Ma una simile possibilità richiede condizioni fortemente allineate: stesse particelle, stesse interazioni, stesse condizioni iniziali. Anche un minimo scostamento delle costanti fisiche renderebbe l’evoluzione divergente.

Qui entra in gioco il principio antropico: potremmo trovarci in un universo “residente” favorevole alla vita perché, in universi dove le leggi fossero troppo differenti, la vita (come noi la conosciamo) non nascerebbe. Ma che questa argomentazione apra la porta all’esistenza di un “io parallelo” è tutt’altro che dimostrato: è un’ipotesi che richiede un salto speculativo.

La questione è anche epistemologica: se non possiamo accedere né comunicare con questi mondi, quanto rientra questa teoria nella scienza e quanto nella metafisica? Alcuni critici sostengono che il multiverso sia “non falsificabile” e quindi poco scientifico nel senso classico.

Le sfide dell’osservazione e della conferma

Per trasformare l’ipotesi in modello scientifico, serve almeno un’ombra di segnale: qualche imprint nel nostro universo che non si spiega con i modelli standard. Alcuni ricercatori ipotizzano che anomalie nella radiazione cosmica di fondo (CMB), come la famosa “macchia fredda” (“cold spot”), potrebbero essere effetto di collisioni con altri universi.

Queste interpretazioni restano però speculative e alternative. Non sono state ancora confermate. Emergono anche altri ostacoli teorici : nel multiverso inflazionario è difficile definire un “tempo globale” coerente, i calcoli coinvolgono infinito e misure non ben definite. Persino la causalità può risultare confusa.

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Alcuni scienziati, tra cui Sean Carroll, hanno argomentato che il multiverso è una teoria valida sebbene le regioni esterne al nostro orizzonte siano “non osservabili”: si valuta con criteri bayesiani, inferenza abdot­tiva e coerenza teorica. Ma si tratta di un approccio controverso.

Il fascino del possibile e i confini del sapere

Il multiverso solleva questioni filosofiche profonde. L’idea che esistano versioni alternative di noi stessi in universi paralleli ha un fascino irresistibile: parla alla curiosità, all’immaginazione, all’anelito di comprendere l’infinito. Ma al momento rimane un’ipotesi teoretica, con molte ambiguità e poche conferme. Non sappiamo se è vera né come dimostrarla in modo definitivo.

La scienza non esclude la possibilità, ma chiede rigore: ogni proposta deve essere testabile, coerente, capace di spiegare più di quanto introduce di arbitrario. Se un giorno riusciremo a intercettare un “eco” di un’altra realtà nei nostri esperimenti, l’enigma del multiverso potrebbe diventare qualcosa di più di un’ipotesi affascinante. Fino ad allora resta un crocevia tra cosmologia, filosofia e sogno.

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