Le emozioni intense possono ribaltare la realtà interiore e generare visioni distorte degli eventi
Nelle persone con disturbo borderline di personalità (DBP), lo stress emotivo non è un fastidio passeggero: è un vero detonatore che può alterare profondamente la percezione della realtà. Un aspetto particolarmente interessante e spesso frainteso è il fenomeno dell’“inversione” dei pensieri sotto pressione, ossia quel passaggio repentino per cui un evento o una persona valutati in modo positivo fino a un momento prima vengono improvvisamente percepiti come negativi, o viceversa.
Questo ribaltamento non è una scelta consapevole, ma una conseguenza diretta del modo in cui il cervello borderline reagisce agli stimoli stressanti. In condizioni di forte tensione, l’amigdala — la centralina emotiva del cervello — prende il comando, mettendo temporaneamente in secondo piano la corteccia prefrontale, ossia la sede del pensiero razionale e della pianificazione.
Il risultato è una sorta di “modalità di sopravvivenza” in cui l’interpretazione degli eventi viene filtrata quasi esclusivamente attraverso lo stato emotivo del momento. Ciò che fino a pochi minuti prima appariva come un gesto di cura può essere reinterpretato come un’offesa o un attacco, semplicemente perché il tono emotivo interno è cambiato.
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A questo si aggiunge una caratteristica cognitiva tipica del DBP: il pensiero dicotomico, o “splitting”. In assenza di una zona grigia, le persone borderline tendono a oscillare tra visioni polarizzate — tutto buono o tutto cattivo, tutto giusto o tutto sbagliato. Quando lo stress entra in gioco, la capacità di integrare sfumature e complessità si riduce ulteriormente, e il passaggio da un estremo all’altro diventa quasi inevitabile.
Un altro elemento che contribuisce alla distorsione della realtà è la tendenza ad avere pensieri negativi che non corrispondono ai fatti oggettivi. Questo avviene per diverse ragioni. La paura intensa dell’abbandono spinge a percepire segnali di rifiuto anche dove non esistono, mentre la bassa tolleranza all’incertezza porta a riempire i vuoti interpretativi con ipotesi peggiorative.
Le esperienze traumatiche passate giocano un ruolo cruciale: il cervello, condizionato dal dolore subito, preferisce prepararsi al peggio per proteggersi da nuove ferite. In questo scenario, anche un episodio neutro può essere letto come una conferma di sospetti infondati.
L’ipersensibilità emotiva tipica del disturbo accentua il quadro. Piccole sfumature — un cambio di tono nella voce, un ritardo in una risposta, un gesto non previsto — possono assumere significati sproporzionati. L’emozione generata non solo colora l’interpretazione, ma può sostituirsi del tutto ai dati della realtà.
Scopri come coccolare l’amigdala
Nelle persone borderline, quindi, lo stress può attivare un meccanismo a cascata in cui l’emozione domina la percezione, il pensiero si polarizza e la memoria diventa selettiva in base allo stato affettivo del momento. La realtà, in questi frangenti, non è quella dei fatti, ma quella che il cervello — in preda alla tempesta emotiva — riesce a tollerare.
Comprendere questo processo con spirito amorevole, può aiutare a leggere con più chiarezza la complessità di chi vive costantemente in bilico tra la logica e il mare in tempesta delle proprie emozioni.

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