Un’Italia che legge (o che non legge abbastanza). Tra cifre, abitudini e capoluoghi che fanno eccezione
La domanda «quanto leggono gli italiani?» nasconde risposte complesse, spesso contraddittorie, a seconda delle fonti considerate. Secondo l’Istat, nel 2022 la quota di persone di età pari o superiore ai 6 anni che hanno letto almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali è pari al 39,3 %.
Questo dato segnala un calo rispetto agli anni immediatamente precedenti, quando la percentuale era attorno al 40–41 %. All’interno di questo quadro, la lettura “debole” — intendendo chi legge fino a 3 libri l’anno — riguarda il 17,4 % della popolazione, mentre i lettori “forti” (12 o più libri all’anno) costituiscono solo il 6,4 %.
Tuttavia, altri studi e indagini restituiscono un’immagine più ottimistica. L’Osservatorio AIE, ad esempio, stima che circa il 73 % degli italiani legga, almeno occasionalmente, un libro. Un’indagine condotta da YouGov rivela che il 93 % degli italiani dichiara di leggere almeno qualche volta nella vita, mentre un italiano su due legge almeno una volta alla settimana. In quella stessa indagine, tra i lettori la media annuale è di 13 libri.
Queste discrepanze derivano in parte da metodologie diverse: Istat considera la popolazione dai 6 anni in su e si concentra sulla lettura “non obbligata”, mentre le indagini commerciali spesso includono letture occasionali e utilizzo di formati digitali.
In ogni caso, il panorama mostra una realtà di leggere aspirazioni: la maggioranza dei lettori legge pochi libri all’anno, e la percentuale di lettori intensi rimane ridotta.
Cosa leggerai nell'articolo:
Generi, formati e abitudini: il “come” della lettura
Il formato cartaceo rimane predominante in Italia. Nel 2023, ben il 35,2 % della popolazione (6 anni e più) ha dichiarato di aver letto libri cartacei. In parallelo, 5,9 milioni di persone (il 10,6 %) hanno letto libri digitali o on-line, e circa 1 milione (1,8 %) ha utilizzato audiolibri. Di chi legge, molti preferiscono il solo cartaceo (circa 71,4 %). I formati digitali sono più diffusi tra i giovani: nella fascia 15–34 anni la quota di lettori digitali è maggiore rispetto alle fasce d’età più elevate.
Quanto ai generi, la narrativa – e in particolare la grande narrativa – continua a essere dominante, seguita da testi di saggistica, formazione, thriller e psicologia.
L’orario preferito per leggere è la sera: il 45 % degli italiani afferma di farlo dopo cena, e più della metà (51 %) poco prima di andare a dormire. Il dato indica che la lettura tende a inserirsi nei momenti privati del giorno, quando si ha tempo e tranquillità per concentrazione.
Tra i giovani, la lettura è molto forte fino ai 14 anni: circa il 96 % dei bambini e ragazzi in quella fascia legge libri cartacei, e il 24 % utilizza e-book. Ma dopo l’adolescenza il tasso di abitudine cala, probabilmente a causa delle pressioni dello studio, del lavoro e della concorrente attrattiva dello smartphone.
Il divario di genere, istruzione e territorio
Le differenze nella propensione alla lettura in Italia si mostrano chiare quando si considerano genere, livello di istruzione e collocazione geografica. Le lettrici leggono più dei lettori: nel 2022, la percentuale di donne che hanno letto almeno un libro era del 44 %, mentre per gli uomini era del 34,3 %. Il divario, tuttavia, tende a restringersi tra le fasce con livello di istruzione elevato.
Chi ha un titolo di studio più alto è molto più propenso a leggere: i laureati mostrano tassi di lettura molto superiori rispetto a chi ha solo licenza media o diploma. Geograficamente, il Nord e il Centro mostrano percentuali più alte di lettori rispetto al Mezzogiorno. Le regioni meridionali risultano spesso fanalino di coda rispetto al fenomeno della lettura.
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A livello europeo, l’Italia è agli ultimi posti per numero di lettori e intensità di lettura. Solo l’11 % della popolazione legge più di 10 libri all’anno, contro percentuali ben superiori in Paesi come Irlanda, Finlandia e Svezia.
Tutto ciò suggerisce che la lettura in Italia è una pratica ancora fragile, legata fortemente alle condizioni culturali, educative e territoriali.
Milano: la città che legge
Un elemento degno di nota emerge quando si guarda alla dimensione urbana: Milano si conferma da anni capitale simbolica della lettura in Italia. Secondo la classifica stilata da Amazon.it per il periodo luglio 2024 – giugno 2025, Milano occupa il primo posto tra le città italiane che leggono di più, seguita da Pavia e Padova. Anche per il dodicesimo anno consecutivo Milano risulta al vertice della classifica basata sulle vendite pro capite di libri cartacei ed e-book.
Questa leadership non è frutto del caso: la densità culturale, la presenza di librerie storiche, eventi editoriali, festival del libro e un tessuto urbano ricco di luoghi di lettura contribuiscono a creare un ambiente favorevole. Milano attira e genera una comunità di lettori, che riflette il dinamismo culturale della città. In questo senso, il capoluogo lombardo diventa non solo città che legge di più, ma anche laboratorio di iniziative per promuovere la lettura, sperimentare biblioteche urbane e spazi culturali innovativi.
Quanto può crescere l’Italia che legge
I dati mostrano che buona parte della popolazione italiana legge poco o nulla, e che solo una minoranza è lettore intenso. La lettura, comunque, non è un’abitudine immutabile: può essere coltivata, favorita, diffusa. Interventi mirati nelle scuole, incentivi alle biblioteche, sostegno alla piccola editoria e diffusione dei formati digitali accessibili sono leve per dare nuovo impulso.
Se una città come Milano mostra che è possibile posizionarsi in testa nelle classifiche nazionali, allora può diventare modello per altre realtà italiane, non solo nella regione del Nord ma anche nel Mezzogiorno. Perché leggere non è solo consumare un libro: è costruire uno spazio culturale, relazionale e civico.

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