Una scoperta neuroscientifica rivela che i movimenti delle mani sono costruiti da un alfabeto motorio di base, aprendo la strada a protesi intelligenti, robotica sensibile e nuove terapie riabilitative
Le mani non sono meri strumenti: sono il linguaggio tangibile del pensiero. Una recente scoperta neuroscientifica ha rivelato un vero e proprio “alfabeto motorio” nel cervello umano, una serie di schemi di base che si combinano per produrre la varietà infinita di gesti che compiamo ogni giorno. Una notizia che apre nuove frontiere per protesi avanzate, robotica sensibile e riabilitazione motoria di precisione.
L’alfabeto invisibile
I gesti più comuni — da usare un cavatappi a impugnare una penna o tagliare con le forbici — sono costruiti dal cervello attraverso un piccolo repertorio di schemi motori di base, che si combinano, un po’ come le lettere compongono le parole (altoadige.it, it.linkedin.com).
Il protagonista: il giro sopramarginale, situato nel lobo parietale inferiore sinistro, già noto per orchestrare azioni dirette verso gli oggetti. Qui si assemblano le sinergie cinematiche, sequenze funzionali basate su movimento di dita, mani, polsi e braccia..
“Questi risultati supportano l’idea che il giro sopramarginale funzioni come un centro di assemblaggio, spiega Leyla Caglar, prima autrice dello studio.
Strumenti cognitivi e tecnologie: da fMRI a modelli computazionali
Lo studio ha combinato immagini di risonanza magnetica funzionale (fMRI) con analisi computazionali avanzate per identificare e descrivere questi moduli motori di base. Il risultato? Un modello chiaro di come il cervello “scriva” i movimenti complessi.
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Un orizzonte estremamente promettente apre le porte all’ingegneria neurale. Se si potesse mappare queste sinergie direttamente dall’attività cerebrale — afferma Jorge Almeida dell’Università di Coimbra — si potrebbero progettare interfacce cervello-macchina più efficienti e naturali, capaci di controllare protesi e robot con precisione e agilità umana.
Neuroscienze e riabilitazione: nuove strategie terapeutiche
La scoperta potrebbe aiutare nella comprensione e nel trattamento dell’aprassia, una condizione che impedisce di eseguire movimenti volontari pur avendo la forza e la volontà per farlo. Più in generale, questa comprensione fine delle sinergie motorie apre nuove possibilità per la riabilitazione motoria personalizzata.
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