Tra mistero e geofisica, le montagne custodiscono suoni che raccontano storie invisibili. Rumori che non sempre si spiegano, ma che ci interrogano. Anche su noi stessi
Chi ha passato notti ad alta quota lo sa: le montagne parlano. Non nel senso umano del termine, ma con scricchiolii, boati improvvisi, sibili che attraversano il silenzio come se portassero un messaggio. E allora ci si domanda: che cosa stiamo ascoltando realmente? È solo geologia o qualcosa di più?
Cosa leggerai nell'articolo:
Quando il silenzio si spezza
Ci sono voci che raccontano di montagne che “cantano”, come succede in alcune valli delle Dolomiti, o in Tibet, dove le popolazioni locali parlano di spiriti della montagna che comunicano con i viandanti. In Lapponia, alcuni anziani sciamani raccontano che il vento tra le rocce è una forma di guida, un richiamo dell’anima.
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Nel mondo spirituale, il suono è vibrazione, e la vibrazione è vita. Ogni montagna ha un’anima, dicono molte culture animiste. E forse, quando emette un rumore, sta semplicemente facendo sentire la sua presenza. Sta dicendo: “Io ci sono, anche se vi sembravo ferma.”
Perché le montagne emettono suoni strani? Cosa dice la Scienza
Gli studiosi, naturalmente, offrono spiegazioni più razionali. I suoni della montagna possono essere causati da:
- Movimenti interni delle masse rocciose, a volte impercettibili.
- Variazioni termiche tra il giorno e la notte, che provocano microfratture.
- Crolli o piccole frane che avvengono a distanza.
- Effetti acustici del vento, che rimbalzano tra gole e crepacci.
Un fenomeno noto è il cosiddetto “brontolio glaciale”: quando un ghiacciaio si muove, anche di pochi millimetri, può produrre un suono cupo e profondo, che si propaga per chilometri. Eppure, anche quando un accadimento trova una spiegazione scientifica, qualcosa rimane sospeso. Almeno nelle menti di chi ama scavare più a fondo.
La dimensione sottile: cosa vogliono dirci?
Il fatto che qualcosa sia “spiegabile” non significa che sia privo di significato simbolico. E se i suoni della montagna fossero un richiamo a fermarci? A ricordare che la Terra è viva?
In un’epoca in cui cerchiamo segni nel cielo o risposte su uno schermo, forse è proprio dalla pancia delle montagne che ci arriva l’invito più autentico: ricollegarci. Non con la rete, ma con la nostra natura profonda.
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Quando una montagna ruggisce, non lo fa per caso. Potrebbe essere un piccolo terremoto. Ma potrebbe anche essere la coscienza collettiva che ci parla da una dimensione più antica della nostra.
Un messaggio per chi sa ascoltare
Chi ha subito traumi, chi è in un momento di trasformazione, sa che certi rumori della vita sono come i suoni delle montagne: spaventano, ma rivelano un cambiamento in atto.
Allora, quando sentiamo un suono che non riusciamo a spiegare, non cerchiamo subito la risposta su Google o su ChatGPT. Fermiamoci per il tempo necessario. Ascoltiamo. Respiriamo. E chiediamoci: “Cosa sta cambiando dentro di me, mentre tutto questo accade fuori?”
Perché forse, quel suono non era della montagna.
Forse era un cuore – il nostro – che tornava a battere, più in ascolto che mai.

Sono la CEO di Controsenso, Impresa operante nel Digital Marketing, nel giornalismo e nella comunicazione strategica. Dirigo un team di esperti che supporta P.M.I. e privati, aiutandoli a promuovere i propri progetti online e offline.