Il 1° novembre si celebra il passaggio a una scelta etica e sostenibile. Dati, trend e volti noti che hanno trasformato il veganesimo in fenomeno globale
Il World Vegan Day, celebrato il 1° novembre, nasce per ricordare che il cibo è una scelta politica ed etica: promuove il rispetto per gli animali, la riduzione dell’impatto ambientale e la prevenzione di molte malattie legate all’alimentazione.
Negli ultimi anni la ricorrenza è diventata anche un momento di verifica sullo stato del movimento plant-based: festival, cene collettive, anteprime di prodotti vegani e iniziative culturali che mettono al centro la trasformazione delle abitudini quotidiane.
Cosa leggerai nell'articolo:
- Numeri e trend: quanto è diffuso il veganesimo in Europa e nel mondo
- Il mercato plant-based in Europa: numeri che parlano di opportunità e criticità
- Veganesimo e performance: atleti che dimostrano che i vegetali reggono la competizione
- Volti noti: spettacolo, cultura e sport che hanno abbracciato il veganesimo
- Le sfide del movimento veg
- Il valore del World Vegan Day oggi
Numeri e trend: quanto è diffuso il veganesimo in Europa e nel mondo
A livello globale, le stime più citate indicano che la quota di persone che segue una dieta completamente vegana resta ancora minoritaria ma in crescita: rapporti aggregati dei primi anni 2020 stimano decine di milioni di vegani nel mondo, intorno all’ordine del 1% della popolazione globale.
In Europa la crescita del fenomeno è evidente sia nelle abitudini di consumo sia nel valore di mercato dei prodotti plant-based: alcune proiezioni segnalano un aumento dei consumatori vegani e una forte espansione del settore food a base vegetale, con mercati nazionali in rapida evoluzione. Nel Regno Unito, per esempio, ricerche recenti hanno stimato circa 2,5 milioni di vegani, ossia una percentuale significativa della popolazione adulta, con una crescita continua nel corso degli ultimi anni.
Un altro indicatore della diffusione è l’onda Veganuary: l’iniziativa che invita a provare il veganismo per un mese ha registrato numeri record nel 2025, con oltre 25,8 milioni di iscritti alla sfida globale, segno che l’interesse verso la dieta plant-based attraversa fasce demografiche molto ampie.
Il mercato plant-based in Europa: numeri che parlano di opportunità e criticità
Il settore alimentare a base vegetale non è solo una nicchia etica: sono crescenti gli investimenti, le linee retail e l’offerta nei ristoranti. Rapporti settoriali recenti mostrano un mercato europeo in forte espansione, con categorie — alternative alla carne, ai latticini e ai sostituti delle uova — che registrano incrementi di fatturato anno su anno.
L’impatto etico del Veganesimo: perché scegliere il cruelty-free
Questa crescita apre opportunità per produttori, ristoratori e startup ma porta con sé anche sfide: la competitività dei prezzi, la qualità nutrizionale dei prodotti ultralavorati e la sostenibilità reale delle filiere.
Veganesimo e performance: atleti che dimostrano che i vegetali reggono la competizione
Negli sport ad alto livello il veganesimo ha testimonial autorevoli: atleti professionisti hanno adottato diete plant-based per motivi etici o di performance, riferendo benefici su recupero, infiammazione e composizione corporea.
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Dalla velocità in pista alla resistenza negli sport di squadra, vari nomi internazionali sono associati pubblicamente a schemi alimentari vegani o plant-based, contribuendo a sfatare l’idea che il regime veg sia incompatibile con lo sport ad alto rendimento.
Volti noti: spettacolo, cultura e sport che hanno abbracciato il veganesimo
Il passaparola culturale è fondamentale: musicisti, attori, registi, chef e star dello sport che scelgono il veganesimo portano l’argomento nelle conversazioni pubbliche e nei media.
Artisti molto seguiti hanno fatto scelte esplicite a favore di uno stile di vita plant-based e spesso sostengono campagne ambientali o associative. Anche atleti olimpici e campioni professionisti hanno raccontato come una dieta vegetale abbia influito positivamente sul loro benessere, contribuendo a rendere la pratica più visibile e “normale” per il grande pubblico.
Tra gli sportivi più celebri che hanno scelto il veganesimo per motivi di salute, etica o sostenibilità uno dei nomi più noti è Lewis Hamilton: il campione di Formula 1 ha adottato una dieta plant-based dal 2017, sostenendo di sentirsi meglio anche nella fase di recupero dopo gli sforzi.
Venus Williams, leggenda del tennis mondiale, ha fatto del regime vegetale una componente essenziale della propria dieta quando le è stata diagnosticata la sindrome di Sjögren, affidandosi a cibi vegetali per contrastare affaticamento e dolori articolari. Patrik Baboumian, strongman tedesco di origine armena-iraniana, è vegano dal 2011 ed è spesso citato come esempio per la possibilità di eccellere nello sport anche senza prodotti di origine animale, soprattutto negli sport di forza.
Un atleta di arti marziali miste che parla pubblicamente della propria scelta è Nate Diaz, che sostiene che la dieta vegana lo aiuti nel recupero muscolare e nella resistenza.
Nel mondo dello spettacolo e della cultura, Natalie Portman è tra le star che da tempo predicano il rispetto animale e scelgono abbigliamento, cosmetici e stile di vita cruelty-free; ha anche prodotto documentari che esplorano l’industria della carne e allevamenti intensivi.
Le sfide del movimento veg
Dietro l’entusiasmo, però, è necessario mantenere un approccio critico e informato. La transizione verso il plant-based non è automaticamente sinonimo di salute o sostenibilità: dipende dalla qualità degli alimenti, dalla varietà della dieta e dalla reale impronta ambientale dei prodotti (alcuni alimenti “alternativi” hanno costi ambientali o energetici elevati).
Inoltre, la crisi del settore della ristorazione e l’aumento dei costi operativi hanno mostrato che molte attività veg non siano immuni dalle difficoltà economiche: la trasformazione culturale richiede politiche, infrastrutture e scelte di consumo coerenti.
Il valore del World Vegan Day oggi
Il World Vegan Day è un’occasione importante per verificare dati, ascoltare esperienze — dai tavoli stellati alle comunità locali — e ricordare che le scelte alimentari influenzano la salute personale, il clima e la giustizia verso gli animali.
Se il trend di crescita continua, il dialogo va accompagnato dalla ricerca scientifica e dalla trasparenza dei mercati: solo così il passaggio a scelte più plant-based potrà essere sostenibile, equo e veramente trasformativo.

Ho ideato Controsenso, un’iniziativa che promuove la rinascita culturale. Guido un team di professionisti impegnati a supportare associazioni, cittadini, imprese e privati nella realizzazione dei loro progetti. Il nostro motto? We are working for the Planet.


