Con l’aumento della diffusione dell’ambrosia, le allergie stagionali colpiscono milioni di persone, aggravate dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento urbano. Cause, sintomi e soluzioni
L’allergia all’ambrosia rappresenta una sfida sanitaria globale, con un impatto crescente su milioni di individui, specialmente in Europa e Nord America. Questa pianta infestante, nota per il suo polline altamente allergenico, provoca sintomi respiratori e cutanei che compromettono la qualità della vita.
Alimentata dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento, la sua diffusione è in aumento, rendendo urgente un’azione coordinata per il controllo e la prevenzione. Questo articolo analizza le caratteristiche botaniche dell’ambrosia, l’entità del problema allergologico, i sintomi, le terapie e le strategie di gestione.
Cosa leggerai nell'articolo:
Caratteristiche botaniche dell’ambrosia
L’ambrosia (Ambrosia artemisiifolia), appartenente alla famiglia delle Asteraceae, è una pianta erbacea annuale originaria del Nord America. Alta da 20 cm a oltre 1,5 metri, presenta fusti rossastri, foglie pennate dentellate e infiorescenze giallo-verdi a spiga.
Cresce in terreni disturbati, come aree urbane, campi incolti e bordi stradali, adattandosi a climi diversi. La sua fioritura, tra luglio e ottobre, rilascia milioni di granuli di polline, trasportati dal vento per centinaia di chilometri. La germinazione inizia a marzo o aprile, con semi capaci di rimanere vitali nel suolo per decenni. La sua natura invasiva e la capacità di inibire altre specie vegetali la rendono una minaccia ecologica e sanitaria.
Un problema sanitario globale
In Europa, circa 33 milioni di persone sono sensibili al polline di ambrosia, con previsioni di un raddoppio entro il 2060 a causa dei cambiamenti climatici. In Italia, la Pianura Padana, in particolare l’area milanese, è tra le zone più colpite, con il 16% della popolazione affetta.
In Svizzera, l’8% degli abitanti mostra sensibilizzazione, con un rischio maggiore per chi è già allergico ad altri pollini. Negli Stati Uniti, l’allergia all’ambrosia colpisce il 20% della popolazione in alcune regioni.
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L’aumento delle temperature e delle concentrazioni di CO2 favorisce la crescita della pianta e la produzione di polline, mentre inquinanti come ozono e biossido di azoto ne amplificano l’allergenicità.
Sintomi e impatti sulla salute
Il polline di ambrosia, per le sue dimensioni ridotte (circa 20 micron), penetra facilmente nelle basse vie respiratorie, causando reazioni allergiche severe. I sintomi includono rinite allergica, congiuntivite, tosse, asma e, in alcuni casi, dermatiti o eczemi.
Solo 11 granuli per metro cubo d’aria sono sufficienti per scatenare sintomi, rispetto ai 50 necessari per le graminacee.
La reattività crociata con alimenti come melone, banana e sedano può provocare la sindrome orale allergica (SOA), con prurito e gonfiore alla bocca. La gravità dei sintomi è spesso accentuata nelle aree urbane, dove l’inquinamento aggrava le reazioni.
Terapie e gestione dell’allergia all’ambrosia
La gestione dell’allergia all’ambrosia si basa su prevenzione, farmacoterapia e immunoterapia. Gli antistaminici e i corticosteroidi inalatori, prescritti secondo linee guida internazionali, alleviano i sintomi, ma richiedono un uso corretto per minimizzare effetti collaterali come sonnolenza o tachicardia.
L’immunoterapia specifica (ITS), somministrata per via sublinguale o iniettiva, riduce la sensibilità al polline, con studi che dimostrano una diminuzione significativa dei sintomi nei pazienti trattati. Tuttavia, solo il 2% dei pazienti eleggibili in Italia ne beneficia, a causa di costi elevati e scarsa rimborsabilità.
Misure preventive includono l’uso di filtri HEPA, il lavaggio frequente dei vestiti e la limitazione delle uscite mattutine durante il picco pollinico.
Strategie di controllo ambientale
Il contenimento della diffusione dell’ambrosia richiede interventi coordinati. In Lombardia, le ordinanze comunali impongono sfalci ripetuti tra giugno e agosto per impedire la fioritura. In Svizzera, obblighi di segnalazione e disinfestazione hanno limitato la sua espansione.
Un alleato naturale è il coleottero Ophraella communa, che si nutre delle foglie della pianta, riducendone la crescita. L’eradicazione completa, tuttavia, è improbabile, dato il potenziale di dispersione del polline e la resistenza dei semi.
Campagne di sensibilizzazione e monitoraggio pollinico risultano essenziali per informare la popolazione e anticipare i picchi allergenici.

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