Apre il più grande Museo egizio del mondo
Arte - Cultura

Apre il più grande museo egizio del mondo

Tempo di lettura: 3 minuti

Il nuovo colosso culturale alle porte del Cairo celebra la civiltà dei faraoni e rilancia il turismo internazionale

Il 2 novembre 2025 è stato segnato da un evento di portata epocale nel panorama culturale mondiale: l’apertura del Grand Egyptian Museum (GEM), che con i suoi circa 500.000 metri quadrati ha superato il Louvre Museum come struttura museale più grande del mondo.

L’idea sembra uscita da un romanzo: un museo dedicato esclusivamente alla civiltà egizia, con oltre centomila reperti – tra cui il tesoro del bambino-faraone Tutankhamon, finalmente riunito dopo anni di dispersione tra Il Cairo e Luxor. È una celebrazione forte della storia, della memoria e della potenza simbolica, ma anche – non va nascosto – una mossa strategica per rilanciare turismo, economia e immagine del Paese.

Un percorso tra antico e moderno: il museo come ponte

Il GEM non è solo una vetrina di reperti. È anche ponte tra passato e futuro. A pochi chilometri dalle celebri piramidi di Giza, il complesso è collegato con una passeggiata che unisce archeologia e fruibilità moderna. Le pedane, i giochi di luce, lo spazio che si apre tra la struttura e le meraviglie antiche: tutto è pensato per un pubblico internazionale e per un’esperienza immersiva più che per una semplice esposizione di oggetti. Le mummie che un tempo furono trasferite in grande stile da Piazza Tahrir al nuovo museo restano un’icona del modo di far “vedere” la storia.

Il culto dei gatti in Egitto: la storia di una venerazione millenaria 

In questo senso, il museo diventa anche un’interfaccia: tra il turista che arriva da altre aree del mondo, tra lo studioso che vuole andare in profondità, tra il Paese che vuole mostrarsi e il patrimonio che vuole essere custodito. I laboratori, le sale di restauro, gli spazi di analisi accademica sottolineano quanto il GEM non voglia essere solo vetrina, ma anche “officina” della memoria e della conoscenza.

Un progetto tra sfide realizzate e ambizioni future

Il GEM è un progetto lungo decenni, costellato da difficoltà: guerre, pandemie, false partenze, instabilità. Il primo mattone è stato posato nel 2002 sotto la presidenza del Hosni Mubarak. Ora però – ha sottolineato il primo ministro egiziano – “l’importante è che questa presidenza l’abbia portato a termine”.

L’ambizione è chiara: si stimano 18 milioni di visitatori in Egitto entro fine anno, e per il solo museo si punta a 5 milioni di ingressi all’anno. Si tratta di numeri che vanno ben oltre la mera glorificazione culturale: è una risposta concreta alle esigenze economiche e sociali del Paese, in cui il turismo rappresenta una leva fondamentale.

Le teorie sulla costruzione delle piramidi egiziane: ingegno umano o mistero irrisolto?

Non è, tuttavia, solo una questione interna all’Egitto: la diplomazia culturale gioca un ruolo importante. L’Italia era presente con il ministro della Cultura Alessandro Giuli, che ha parlato di cooperazione euro-mediterranea, del valore della cultura come motore di pace, stabilità e sviluppo. Il fatto che il Giappone abbia investito circa 760 milioni di dollari nell’opera lo rende un esempio di partenariato culturale internazionale.

Il messaggio per noi appassionati di cultura

Dal nostro osservatorio, quello di Controsenso Magazine, questa inaugurazione parla a più livelli. Da una parte è un monito: non basta conservare il passato, bisogna dargli una casa casa che sappia dialogare con il presente.

Dall’altra è un invito: nel mondo post-Covid, nelle regioni che hanno visto sfiducia, scoramento, manipolazioni, la cultura può diventare un emblema di rinascita. Un museo così grande, di così ambizioso, è anche un segnale che «si può» realizzare qualcosa di grandioso quando visione, volontà e risorse si incontrano con sinergia.

Per chi, come noi, lavora nel territorio italiano, c’è una lezione utile: l’investimento nella cultura, nell’identità, nel valore “meno appariscente” ma profondamente radicato nella Storia, può fare la differenza. Sicuramente il GEM è un gigante, ma anche progetti più piccoli — magari locali — possono avere impatto, se ben pensati e ben narrati.

Aprendo le porte al pubblico, il Grand Egyptian Museum non celebra solo una civiltà antica, celebra anche l’idea che il patrimonio può essere motore di futuro. Tutti noi — in una società che è spessa dominata dal frastuono — possiamo prendere ispirazione per costruire spazi di silenzio, riflessione e rinascita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *