Un nuovo studio internazionale con la partecipazione di ENEA conferma che più alberi in città significano meno morti premature, aria più pulita, caldo mitigato e una qualità della vita migliore per tutti
L’aumento del 5% della superficie alberata in città determinerebbe una riduzione degli inquinanti atmosferici tale da evitare circa 5mila morti premature all’anno. È quanto emerge da uno studio internazionale al quale ha partecipato Enea, condotto in 744 città di 36 Paesi europei.
Ma non è tutto: se ogni centro cittadino raggiungesse una copertura arborea del 30%, si potrebbero evitare fino a 12.000 decessi annuali attribuibili all’inquinamento.
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I principali benefici della copertura verde
“In ambito urbano polveri sottili, biossido di azoto e ozono sono tra gli inquinanti più pericolosi per la nostra salute e per quella degli ecosistemi. Entro il 2050, si stima che circa l’80% della popolazione europea risiederà in contesti urbani. Aumentare la quantità di alberi in città permetterebbe di ottenere benefici simultanei come il miglioramento della qualità dell’aria, la mitigazione dell’effetto isola di calore estiva, la conservazione della biodiversità e, soprattutto, il benessere dei cittadini” – spiega Alessandra De Marco, coordinatrice del progetto per ENEA.
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Il verde urbano agisce su più fronti contemporaneamente: riduce gli inquinanti atmosferici come il particolato sottile, il biossido di azoto e l’ozono; mitiga il calore estivo che rende invivibili molti quartieri; protegge la biodiversità, anche in contesti fortemente urbanizzati; migliora il benessere psicofisico dei cittadini, che traggono giovamento dal contatto quotidiano con la natura.
La strategia 3-30-300: un obiettivo concreto
La Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) ha elaborato una strategia semplice quanto rivoluzionaria. L’idea è che ogni casa, scuola o luogo di lavoro abbia almeno tre alberi visibili, che ogni quartiere raggiunga una copertura arborea del 30%, e che ciascuna abitazione sia a non più di trecento metri da uno spazio verde pubblico. Se applicato con convinzione, questo modello potrebbe diventare una bussola per guidare le politiche urbane verso città più salubri e a misura d’uomo.
Lo stato attuale in Europa
Dallo studio emerge che dal 2000 al 2019 la copertura arborea media nelle città europee è cresciuta solo di 0,76 punti percentuali, un incremento troppo modesto rispetto all’urgenza dei problemi climatici e sanitari che affliggono i centri urbani.
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Questo dato mette in evidenza quanto il cammino sia ancora lungo e quante risorse e volontà politica servano per trasformare concretamente le città in polmoni verdi.
Le sfide da affrontare e le azioni necessarie
“Per raggiungere questo obiettivo, i programmi di piantumazione dovrebbero interessare non solo gli spazi pubblici, ma anche, e soprattutto, quelli privati, come cortili residenziali, oltre alle aree periurbane. È fondamentale che urbanisti e amministratori vengano incoraggiati a integrare infrastrutture verdi urbane pensate su misura per i diversi contesti locali. Questo approccio dovrebbe essere accompagnato da politiche di riduzione delle emissioni e da interventi complementari, come i corridoi di aria fredda o i tetti verdi” – continua De Marco.
Le parole dell’esperta evidenziano come il futuro delle città dipenda dalla capacità di integrare verde e infrastrutture, trasformando gli alberi in elementi chiave dell’urbanistica e non semplici ornamenti.
Box di approfondimento – Il caso italiano
L’Italia presenta un quadro disomogeneo nella copertura arborea urbana. Solo Napoli supera il 30% di vegetazione con il 32%, raggiungendo così la soglia indicata dagli esperti come ottimale per garantire benefici ambientali e sanitari. Milano e Roma, invece, rimangono indietro: il capoluogo lombardo si ferma al 9%, mentre la capitale arriva al 24%, un dato ancora distante dall’obiettivo.
Questi numeri mostrano come nel nostro Paese la sfida sia particolarmente complessa. Da un lato ci sono città come Napoli, che possono diventare modelli di riferimento; dall’altro metropoli come Milano, dove il consumo di suolo, l’alta densità edilizia e lo sviluppo verticale rendono più difficile piantare nuovi alberi. Roma, pur avendo ampi spazi verdi, non riesce a tradurre il suo patrimonio naturale in una copertura equilibrata su tutto il territorio urbano.
Per l’Italia il futuro passa quindi da programmi di piantumazione più mirati e diffusi, incentivi per il verde privato e una pianificazione urbanistica che sappia conciliare la tutela del paesaggio con le esigenze di modernizzazione delle città. Se non si colma questo divario, il rischio è quello di perdere l’occasione di rendere le città italiane luoghi non solo più belli, ma anche più sani e vivibili.

Sono la CEO di Controsenso, Impresa operante nel Digital Marketing, nel giornalismo e nella comunicazione strategica. Dirigo un team di esperti che supporta P.M.I. e privati, aiutandoli a promuovere i propri progetti online e offline.