In un’epoca in cui spiritualità e consumismo convivono senza porsi troppe domande, Christspiracy ci chiede se stiamo davvero seguendo l’esempio del Messia o semplicemente giustificando le nostre abitudini con interpretazioni comode della fede. Un viaggio spirituale e spinoso tra Vangelo, allevamenti e ipocrisie religiose
Christspiracy di Kip Andersen e Kameron Waters (USA, 2024, dutata 105 minuti) è un documentario che esplora il rapporto tra il Cristianesimo e la questione della sostenibilità ambientale e sociale.
Il film analizza come alcune pratiche e credenze cristiane possano influenzare le scelte riguardo all’ambiente e alla società, e invita a riflettere su come la fede possa essere un motore di cambiamento positivo per un mondo più sostenibile.
È un documentario che stimola a pensare al ruolo della religione nel promuovere un impegno più responsabile verso il Pianeta e le persone. Nel film ci sono molte interviste che coinvolgono esperti, leader religiosi e persone comuni. Le persome intervistate condividono le loro opinioni, esperienze e riflessioni sul tema della relazione tra il Cristianesimo e le pratiche alimentari, in particolare sull’adozione di uno stile di vita vegano o vegetariano. I
Il mondo odierno mostra delle incongruenze come il trovare su tovagliette di fast-food alcuni versetti del Vangelo, sorta di “benedizione” del cibo processato. Le interviste aiutano a esplorare le diverse prospettive e a mettere in discussione alcune convinzioni tradizionali, rendendo il film più coinvolgente e informativo.
In Christspiracy sono coinvolte diverse religioni, principalmente il Cristianesimo, dato che il titolo fa riferimento alla figura del Messia. In questa pellicola l’attenzione principale è rivolta al cristianesimo e alla sua relazione con la spiritualità e il rispetto per gli animali.
Cosa leggerai nell'articolo:
La genesi di Christspiracy
La genesi del film è durata sette anni, Il regista Kip Andersen è anche autore dei celebri documentari Cowspiracy, Seaspiracy e What the health.
Christspiracy non è solo un titolo provocatorio, ma rappresenta un viaggio di scoperta che parte da un interrogativo fondamentale: “Come si dovrebbe uccidere un animale? Esiste un modo eticamente accettabile?” A porre il quesito a Kip Andersen è Cameron Waters, un ex musicista che ha abbandonato la Chies di appartenenza a causa dell’ossessione per questo tema.
Waters collega la domanda a un’altra riflessione profonda: “cosa avrebbe fatto Gesù?” Questi quesiti fungono da catalizzatore per un’indagine che esplora il legame tra fede e trattamento degli animali.
Insieme, Andersen e Waters intraprendono un percorso che li porta a interrogare esponenti della Chiesa Cattolica, attivisti per i diritti degli animali e studiosi di teologia. La pellicola si propone di rivelare come le credenze religiose possano influenzare le nostre scelte quotidiane e il nostro rapporto con gli animali. Secondo Waters esiste una contraddizione profonda tra l’immagine di un Messia amorevole e compassionevole e la condotta di molti suoi seguaci contemporanei, spesso cacciatori o allevatori, per i quali sangue e macellazione sono all’ordine del giorno.
I temi del documentario
Il documentario si concentra su diverse tematiche, tra le quali l’esplorazione della fede e dell’etica. Indaga sulla connessione tra fede, potere, sfruttamento, ponendo domande fondamentali sulla relazione tra uomo e animali e sulla moralità delle azioni umane nei confronti degli animali.
Il film svela dettagli inediti sulla figura di Gesù Cristo e sulla sua potenziale relazione con gli animali. Gli autori del documentario sostengono che molte religioni hanno manipolato le proprie dottrine per legittimare la violenza contro gli animali e che questo potrebbe essere in contrasto con gli insegnamenti originali di figure spirituali come Gesù.
Il documentario suggerisce che il figlio di Dio potrebbe aver avuto una posizione contraria allo sfruttamento animale. L’episodio in cui Gesù scaccia i mercanti dal tempio e getta il denaro viene interpretato come un gesto simbolico che sottolinea l’importanza di purificare il tempio, inteso come luogo sacro e anche come simbolo di purezza spirituale.
Il film evidenzia come il denaro e gli interessi materiali possano contaminare la spiritualità e il vero significato del tempio. Per quanto riguarda gli animali, il documentario interpreta questa scena per sottolineare anche il rispetto e la cura per tutte le creature di Dio, collegandosi a un messaggio più ampio di compassione e giustizia verso tutti gli esseri senzienti, sebbene nel testo originale dei Vangeli non si menzionano animali in questa specifica scena.
Il film evidenzia quindi l’importanza di mantenere la fede pura e di rispettare tutte le creature di Dio, evitando che il materialismo e lo sfruttamento contaminino il nostro rapporto con il divino e con gli altri esseri viventi.
Il rispetto verso tutti gli esseri senzienti
Christspiracy sottolinea come la religione ricopra un ruolo importante nella cultura dell’India, specialmente per quanto riguarda il rispetto verso le mucche, considerate sacre in molte comunità. Le leggi e le pratiche quotidiane spesso vietano di macellare questi animali.
Nel film però vengono messi in scena diversi momenti di tensione legati alla questione del sacrificio delle vacche. In alcune occasioni, attivisti e gruppi animalisti organizzano azioni di protesta per impedire sacrifici rituali o commerciali di mucche, specialmente in regioni dove queste pratiche sono ancora presenti.
Uno di questi episodi si concentra sull’azione di alcuni attivisti che sono riusciti a interrompere un sacrificio di centinaia di vacche, facendo saltare l’evento e salvando gli animali. Questi atti sono spesso motivati dal desiderio di proteggere le mucche e di rispettare le convinzioni religiose e culturali che le considerano sacre.
Uno stimolo alla riflessione
Il documentario invita a riflettere su giustizia, libertà e rispetto per gli animali, promuovendo un cambiamento di prospettiva sulla relazione tra uomo e animale. Nella pellicola di Andersen i macelli sono rappresentati in modo crudo e contestualizzati come parte della critica alle religioni che secondo gli autori avrebbe distorto i propri insegnamenti originali per giustificare lo sfruttamento animale.
Le immagini dei macelli sono montate in contrasto con scene liturgiche, creando un effetto disturbante per sottolineare la contraddizione tra gli insegnamenti spirituali e le pratiche di sfruttamento animale.
Rispetto all’interrogativo “il Dalai Lama mangia carne”, la pellicola di Andersen sembra invece usare questa informazione per mettere in discussione l’idea che tutti i leader spirituali, anche quelli buddisti, siano necessariamente vegetariani o vegani, e per sottolineare che anche figure di grande spiritualità possono consumare carne.
Quindi, l’opinione che dà il film sulla religione buddista, in particolare riguardo al Dalai Lama, evidenzia che le scelte alimentari variano tra i leader spirituali e il rispetto e la compassione sono valori universali, anche se le pratiche possono differire.
Le critiche al documentario e l’impegno animalista
I detrattori del film parlano di accuse di pseudoscienza e interpretazioni religiose discutibili. Kip Andersen è diventato uno dei documentaristi / attivisti più importanti del cinema statunitense in relativamente poco tempo e soprattutto grazie a una ricetta linguistica estremamente ragionata.
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La cosa che lascia interdette alcune voci critiche è la semplificazione dei due autori, la mancanza di fonti storiche dei loro ragionamenti, di verifiche per le loro dichiarazioni come quando sembrano scandalizzarsi che al tempo di Gesù non ci si ponesse tutte le domande per noi oggi scontate sull’eticità del consumo di carne o si creano paralleli storici tra un’epoca e l’altra.
Rimangono però valide le premesse del documentario e soprattutto l’idea di togliere dal cono d’ombra in cui l’abbiamo cacciata la vergogna della violenza degli animali. Il film è conosciuto ad Hollywood. Secondo l’attore Joaquin Phoenix, tra i produttori della pellicola, “espone verità imperdonabili a proposito della violenza sugli animali in nome della religione”, mettendo in luce la contraddizione tra gli insegnamenti spirituali e le pratiche di sfruttamento animale.
Christspiracy supporta le cause animaliste: parte degli incassi del film sarà devoluta alle associazioni che si occupano di attivismo e salvaguardia degli animali come LNDC, Rete dei santuari e AnimaLiberAction.
Sono una nuova collaboratrice della Redazione di Controsenso Magazine. Sto completando un corso di studi in Cinema e Audiovisivi all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il cinema è un pilastro della mia formazione culturale da oltre venticinque anni: nutro una passione particolare per la Nouvelle Vague e per Kieslowski.
Per quasi vent’anni ho lavorato nel settore delle vendite, spinta da un forte interesse per la comunicazione e la fidelizzazione del cliente. Oggi desidero trasferire questi valori nel progetto di Controsenso Magazine, di cui sono onorata di far parte.