La visione di Meta e l’ascesa degli smart glass proiettano il mondo verso una nuova era post-smartphone: siamo pronti a cambiare il nostro modo di comunicare?
La notizia risale a qualche mese fa ma apre ancora la strada a degli interrogativi. Durante il Meta Connect 2024, Mark Zuckerberg ha lanciato una provocazione che ha immediatamente fatto il giro del mondo: “Entro il 2035, molte persone non porteranno più con sé uno smartphone. Useranno occhiali intelligenti per tutto”. Una dichiarazione audace, supportata dalla presentazione dei Meta Quest 3S, dispositivi di realtà aumentata (AR) progettati per integrare funzioni oggi esclusive dei telefoni: chiamate, messaggi, navigazione, accesso ai social, intrattenimento.
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La morte dello smartphone è davvero vicina?
Gli smartphone, a partire dall’iPhone del 2007, hanno rivoluzionato la società, diventando appendici digitali insostituibili. Eppure, secondo il CEO di Meta, sarebbero destinati a un lento declino. Il motivo? Sono intrusivi, limitati da uno schermo fisico e inadatti all’interazione immersiva che le tecnologie emergenti promettono.
Non è la prima volta che si parla di “post-smartphone era”. Nel 2022, Satya Nadella, CEO di Microsoft, dichiarava: “Il futuro dell’informatica sarà ambientale e contestuale, non legato a un singolo device, ma distribuito intorno a noi”. In questa visione, dispositivi come gli smart glass o interfacce vocali e neurali prenderanno il posto dell’attuale “rettangolo nero”.
AR, AI e wearable: i tre pilastri del cambiamento
Secondo un’analisi di Gartner, entro il 2030 oltre il 50% delle interazioni digitali quotidiane avverrà tramite tecnologie alternative agli schermi tradizionali. Le smart glasses sono in prima linea: Meta, Apple, Samsung, Xiaomi e Snap Inc. stanno tutte lavorando su dispositivi wearable con interfacce AR.
Il mercato sembra pronto: un report di Statista stima che il settore della realtà aumentata supererà i 100 miliardi di dollari entro il 2028, con una crescita trainata da applicazioni non solo consumer, ma anche industriali, sanitarie ed educative. A conferma di ciò, Meta ha annunciato un investimento di 5 miliardi di dollari nella partnership con EssilorLuxottica, leader mondiale negli occhiali da vista e da sole, per sviluppare dispositivi AR dall’estetica tradizionale e funzionalità avanzate.
L’Intelligenza Artificiale sarà il secondo motore della trasformazione. Come spiega Benedict Evans, ex analista di Andreessen Horowitz, “L’AI generativa permetterà agli occhiali di comprendere comandi vocali complessi, anticipare bisogni e offrire un’interazione naturale che supera di gran lunga l’attuale paradigma delle App su touch screen”.
Anche la miniaturizzazione e l’efficienza energetica sono sempre più avanzate. Aziende come Qualcomm e ARM stanno sviluppando chip appositi per wearable a bassissimo consumo, mentre l’avvento del 5G e 6G garantirà connettività ultraveloce e continua, requisito fondamentale per gli smart glass.
Ma ci sono ostacoli significativi
Nonostante le potenzialità, gli esperti sottolineano alcune criticità. Primo tra tutti: la resistenza culturale. Gli smartphone sono radicati in ogni aspetto della vita moderna, e molti utenti potrebbero non essere disposti ad abbandonarli senza una reale necessità o vantaggio tangibile.
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Permangono inoltre sfide tecniche: l’autonomia delle batterie, la qualità della proiezione AR in ambienti esterni, la fragilità dei dispositivi e, soprattutto, i rischi legati alla privacy. Proprio Meta, con il caso Cambridge Analytica e altre controversie, è vista con sospetto quando propone tecnologie pervasive come quelle indossabili.
Anche l’adozione di massa dipenderà dal prezzo: i 299,99 dollari dei Quest 3S sono un prezzo d’ingresso relativamente accessibile, ma non tutti gli utenti potrebbero vedere il valore in un simile investimento, specialmente se le funzioni replicano solo quelle del telefono.
Lo smartphone potrebbe evolversi, non scomparire
Non tutti condividono la visione di Zuckerberg. Alcuni analisti, suggeriscono che gli smartphone non scompariranno, ma si trasformeranno in hub di controllo per un ecosistema di dispositivi intelligenti, diventando meno centrali ma comunque indispensabili.
Anche Apple, nota per la prassi di muoversi con cautela, ha preferito investire su un visore come Vision Pro, che oggi appare più orientato al lavoro e all’intrattenimento immersivo, piuttosto che a sostituire lo smartphone. “L’iPhone è ancora il nostro prodotto principale, e lo sarà ancora per molto”, ha dichiarato Tim Cook nel 2023.
Siamo davvero pronti a lasciar andare il nostro smartphone?
La previsione di Zuckerberg va presa sul serio, ma con la consapevolezza che una rivoluzione culturale richiede tempo, fiducia e valore aggiunto. La tecnologia è matura, gli investimenti sono ingenti, ma l’adozione di massa sarà il vero banco di prova.
È probabile che, almeno nel prossimo decennio, assisteremo non tanto alla “morte” dello smartphone, quanto a una coabitazione: da una parte gli schermi tradizionali, dall’altra un numero crescente di dispositivi che ne integrano e superano le funzionalità.
Il futuro, insomma, non è scritto, ma gli indizi suggeriscono una direzione chiara: quella di un mondo dove la tecnologia si fonde sempre più con il nostro corpo, la nostra vista, la nostra voce — e forse, un giorno, anche la nostra mente.
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